Generi: Danza
Prefazione:
Diventare Cappucetto Rosso è uno spettacolo adatto ad un pubblico giovane che attraverso la danza, la musica e il testo di una storia vera vuole sensibilizzare gli adolescenti al tema del giudizio. In generale il giudizio è alla base di tantissimi conflitti, è motivo di molte forme di discriminazione e violenza, privando l’individuo della sua libertà. Lo spettacolo ha due colonne sonore fruibili via cuffia wirelss, lo spettatore sceglie quella che piu` pensa sua, ma ad un certo punto potra` cambiare. Le due tracce rappresentano due interpretazioni o punti di vista di una stessa storia. La fiaba di Cappuccetto Rosso è presa come riferimento per i suoi contenuti di iniziazione e di ambiguità, di distinzione di ruoli stereotipizzati nella società e per il suo ambiente boschivo che meglio non potrebbe richiamare il mistero e la penombra in cui sono immerse le negoziazioni tra individui e la coesistenza con l’altro.

Descrizione:
Tutti sanno come va a finire Cappuccetto Rosso: nel suo cappuccio e col cestino, nella buona intenzione di andare a far visita alla nonna, cade preda impotente del lupo. E se invece la bambina fosse la belva, feroce e senza pietà? Inaspettatamente, cosa penseremmo di lei? Bambina ribelle, sciocca, disobbediente.
Alla base di questo esperimento sociale performativo vi è il giudizio.
In un ambiente apparentemente fiabesco si tocca un tema molto reale, una storia vera (come tante altre). Attraverso il mezzo comunicativo della composizione artistica si vuole generare una maggior comprensione e una più profonda riflessione sulle problematiche sociali legate alla diversità e di conseguenza alle discriminazioni, essendo queste ultime sorgenti di molti conflitti. Si parla di macro-diversità, razziali-religiose-di genere, come pure di micro-diversità, molto più difficili da identificare ma altrettanto potenti nei giudizi che generano.
Questa performance vuole simulare, smascherare e mettere in discussione la spaccatura polarizzata in cui spesso la società è spinta a dividersi e perciò a semplificare le proprie sentenze, cadendo nel giudizio: bianco o nero, giusto o sbagliato, vittima o carnefice. Spesso senza una sfumatura o ombra di dubbio.
Cosa influenza le nostre opinioni e soprattutto come possiamo educarci al “pensare flessibile” e al cambiamento? Che ruolo hanno i media, i genitori, i compagni, gli altri membri della “tribù” nel nostro pensare? Ci sono veramente solo due modi categorici di vedere le cose, o Cappuccetto potrebbe sbagliare, imparare e crescere?
Una performance della quale il vero protagonista è il pubblico che con la sua costante ricerca del giudizio si troverà ad avere, di riflesso, giudicato sé stesso.

Altri crediti: Da una favola di Roberta Nicolò
Testo e voce: Roberta Nicolò
Coreografia: Alessia Della Casa
Danza: Alessia Della Casa, Francesca Lastella
Musica e suoni: Gioacchino Balistreri
Video: Roberto Mucchiut
Collaboratori: Barbara Lanza, Valentina Bianda

Produzione: Veicolo Danza