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Atto V Scena I NOSTALGIA

Metàbole TEATRO
Regia: Emilio Marchese
Drammaturgia: di gruppo
Attori: Andrea Lanciotti Chiara Vitiello Monica Pesapane Marco Lorenzo Panico
Trailer: Link
Anno: 2017


Generi: Teatro-danza, Performance
“Atto V Scena I NOSTALGIA” è un lavoro che parte da un’esigenza, dichiarata ed esplicita, che diventa un interrogativo.
Quanto i ricordi, e ancora di più i ricordi che segnano l’esistenza umana, possano non solo condizionare, ma dominare il percorso di vita di qualcuno?
Il progetto trova il suo punto di partenza proprio nella prima scena del quinto atto dell’Amleto di Shakespeare, uno dei pochissimi momenti in cui il tema della nostalgia viene a galla (per poi prendere un percorso differente).
E da lì, prendendo in prestito i tratti di quattro tra i personaggi dell’opera (Amleto, Ofelia, Claudio e Gertrude) sfocia nel tentativo di rispondere, in una forma teatrale contemporanea, all’esigenza di partenza, vero leitmotiv del lavoro.
Il tutto nelle cornici del pittore norvegese Edward Munch.
I suoi volti scheletrici, verdastri, cerei, i suoi corpi malati, le sue ombre avvolgenti come fantasmi, sono simboli dell’angosciante condizione dell’uomo moderno, diretto verso il futuro, ma ancorato ad un passato schiacciante.
E’ un lavoro sull’uomo.
Su uomini e donne in un continuo movimento esteriore, ma fermi e immobili nell’intimo della propria vita. I sogni, le ambizioni, gli amori, gli affetti, tutto ciò che un tempo faceva star bene adesso non c’è più. E ognuno dei quattro personaggi, che vivono nel nostro tempo, porta sulle proprie spalle un peso dal quale difficilmente riuscirà a liberarsi.
E’ il tempo della crisi dell’uomo. L’uomo che non sa stare con sé stesso.
Questo lavoro sulla nostalgia apre a diversi argomenti, sui quali si è già discusso e si continuerà a lavorare.
Quella famiglia felice di padre Amleto che ben presto si trasforma in un nucleo di terrore, vizio, perversione è ripresa, trasformata e riportata nella nostra epoca all’interno di una famiglia che si porta dietro quel retaggio, ma che parla una lingua diversa.
Questi personaggi hanno maturato un’andatura malata, storpiata, burattinesca. Il male e il marcio che si portano dentro lo restituiscono attraverso una forma danzata. Ma non è danza.
E’ un movimento deformato, una demenza del corpo, che come un forte virus, diventa ingovernabile.
Nel progetto si lavora con un impegno fisico elevato e, prendendo in prestito alcuni dei dipinti di Munch, si mira a costruire delle immagini visive e rivelative di uno stato d’animo, di uno scombussolamento interiore, che trova, infine, nella parola, nella battuta, il tentativo (probabilmente vano) di cercare una liberazione. E lo si fa lavorando sul vissuto degli attori, sulla loro diretta e personale esperienza di vita, in modo da ricercare e portare a compimento qualcosa di molto vicino all’autentico.
Il ricordo come tentativo di salvezza.
C’è allora un’altra domanda legata all’esigenza di questo lavoro e che sarà oggetto di studio.
Questi personaggi possono vivere di ricordi senza vedere schiacciata la propria vita? Possono percorrere nuove strade tenendosi stretto ciò che ha complicato tutto? C’è una via di salvezza?

Produzione: Metàbole TEATRO / oltres teatro

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Metàbole teatro è una compagnia di teatro che fa ricerca e sperimentazione.
Come lo stesso nome suggerisce (metàbole/varaizione, mutamento) lavoriamo sulla continua evoluzione.
Il nostro è un lavoro di ricerca costante e continuo che parte dall’istintività del gesto, che associato ad una suggestione musicale, crea, nel nostro lavoro, una drammaturgia del corpo.
Ed è attraverso la scrittura corporea che è possibile trovare compimento finale nella parola.
L’atto creativo nasce da un intreccio tra gesto, musica e parola, ma soprattutto da una necessità. L’urgenza viene così tramutata in un linguaggio scenico che sarà autentico perché sarà nato dal proprio intimo.
Siamo una compagnia di attori, danzatori e performer di diversa formazione che si sono uniti per dare vita ad un processo creativo che nasca da un’esigenza sentita, da un bisogno che cresca e diventi collettivo.
Molti degli attori si sono formati ed hanno lavorato con artisti del panorama europeo. Da Angelica Liddell ad Emma Dante, da Antonio Latella, E. Nekrosius a Declan Donnellann, da Davide Iodice ai Motus.
Il nostro ultimo lavoro (Atto V Scena I) è in corso d’opera.
Abbiamo lavorato ad una prima residenza e il video inviato è il risultato.
Siamo già in procinto di iniziare la seconda tappa che ci porterà alla realizzazione dello spettacolo finale.
“Atto V Scena I NOSTALGIA” è un lavoro che parte da un’esigenza, dichiarata ed esplicita, che diventa un interrogativo.
Quanto i ricordi, e ancora di più i ricordi che segnano l’esistenza umana, possano non solo condizionare, ma dominare il percorso di vita di qualcuno?
Il progetto trova il suo punto di partenza proprio nella prima scena del quinto atto dell’Amleto di Shakespeare, uno dei pochissimi momenti in cui il tema della nostalgia viene a galla (per poi prendere un percorso differente).
E da lì, prendendo in prestito i tratti di quattro tra i personaggi dell’opera (Amleto, Ofelia, Claudio e Gertrude) sfocia nel tentativo di rispondere, in una forma teatrale contemporanea, all’esigenza di partenza, vero leitmotiv del lavoro.
Il tutto nelle cornici del pittore norvegese Edward Munch.
I suoi volti scheletrici, verdastri, cerei, i suoi corpi malati, le sue ombre avvolgenti come fantasmi, sono simboli dell’angosciante condizione dell’uomo moderno, diretto verso il futuro, ma ancorato ad un passato schiacciante.
E’ un lavoro sull’uomo.
Su uomini e donne in un continuo movimento esteriore, ma fermi e immobili nell’intimo della propria vita. I sogni, le ambizioni, gli amori, gli affetti, tutto ciò che un tempo faceva star bene adesso non c’è più. E ognuno dei quattro personaggi, che vivono nel nostro tempo, porta sulle proprie spalle un peso dal quale difficilmente riuscirà a liberarsi.
E’ il tempo della crisi dell’uomo. L’uomo che non sa stare con sé stesso.
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