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ognidiviensera

Carla Carucci
Regia: Carla Carucci
Drammaturgia: Carla Carucci e Alice Umana; Testo originale in versi di Alice Umana
Attori: Carla Carucci
Anno: 2016


Generi: Prosa, Figura, Altro

Tags: Poesia, Odissea, Penelope, Lutto, Sposa

...storia in versi di Lisetta, una Penelope contemporanea.

"Un abito di nozze infinito. Una sarta.
Un lutto complicato.
Il buio universale di un dolore.
Una favola nera, delicata e tragica, cinica e grottesca.
Un mondo surreale, fatto di carne e stoffa, che parla solamente in versi." (Alice Umana)

Prologo. La luce rivela la presenza di una sposa, Lisetta: ritta su di un cumulo di tessuti al centro della scena, si dondola e ride, quasi infantile. Della donna s’indovinano appena forma e lineamenti, celati da un barocco abito da sposa e un ingombrante velo. Lisetta narra di giorni trascorsi in solitaria attesa del suo amato:
"Sempre qui attendo il mio quasi sposo
e, sempre cucendo, senza riposo,
come la donna dell'altro racconto,
l'abito mio smonto e rimonto."

Armata di forbici da sarta, si libera con gesti solenni della sua gabbia di tessuto.
Lisetta lavora senza tregua alla realizzazione del suo "infinibile" abito da sposa. Cuce e ricuce, intonando cupe cantilene, solitaria, eppure non realmente sola: gradualmente, infatti, tessuti e altri oggetti di scena, si animano, manovrati dalla stessa Lisetta, dando voce ai fantasmi interiori che la tormentano. Immedesimatasi nella Penelope omerica che attende il suo Ulisse, ne ricostruisce i tormenti, trascinando lo spettatore nel suo universo interiore, onirico e delirante.
Sontuosi broccati si tramutano in laidi spasimanti, i proci, di cui respinge le avances, rimandando la scelta al termine dell'abito nuziale. Ogni notte tuttavia brandisce le sue forbici e demolisce il lavoro diurno. Un manichino ascende a divinità: una guida per abbandonarsi le tenebre alle spalle, tuttavia inizialmente inascoltata. Avanzi da nulla di stoffa mutano in insinuanti comari, al cui sguardo ipercritico non sfuggono gli intrighi orditi dalla sartina per prolungare all'infinito il suo stato di attesa.
Messa infine alla gogna da vestiti non finiti, Lisetta è costretta ad ammettere i propri inganni e constatare l'inutilità del suo aspettare: vedova o promessa sposa abbandonata che sia (il dubbio permane irrisolto), è consapevole che il suo amato non farà più ritorno. Non più sorda ai consigli della "divinità", si congeda simbolicamente dall'amato accennando un ultimo giro di valzer con un abito ad esso appartenuto e inizia un lento ritorno alla vita.
Si compie così sulla scena un'autopsia del dolore, rivelando le pressanti richieste sociali di ignorare il lutto e rappresentando in chiave metaforica il processo non lineare di elaborazione della perdita, tra auto esclusione dalla mondanità, idealizzazione della persona scomparsa e, infine, accettazione.

La creazione è stata lunga e complessa anche per l'argomento trattato. Lo spettacolo che avrebbe dovuto debuttare a gennaio 2015, a causa di una serie di difficoltà legate all'autoproduzione, di fatto ha debuttato il 9 marzo 2016 al Cubo Teatro di Torino.

Altri crediti: Testo originale: Alice Umana
Aiuto alla creazione: Anna Romano
Consulenza manipolazione oggetti: Cristiana Daneo
Luci e suono: Luca Carbone
Costumi: Carla Carucci
Area Comunicazione: Sara Toni
Locandina: Elisa Talentino
Foto di scena: Dino Jaserevic

Produzione: Compagnia Carla Carucci

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Folgorata dall’amore per il teatro giovanissima e spinta da un’inarrestabile curiosità, Carla esplora innumerevoli generi teatrali, dalla prosa al teatro di figura, dal teatro fisico e di maschera al teatro di strada e così via. In questo percorso di formazione continua fa moltissime esperienze, fra queste: frequenta il “Corso di Formazione Superiore per attori” organizzato da Ert, (tra i docenti Renata Molinari, Marco Martinelli, Marco Baliani, Cesare Lievi, Giorgio Barberio Corsetti); approfondisce gli studi di tecnica attoriale con Marco Martinelli e Marco Baliani (partecipando anche a loro spettacoli); lavora alla realizzazione dello spettacolo “La memoria del vino. I giochi di Dioniso” e “Oracoli” (diretto da Enrique Vargas, leader della compagnia Teatro de los sentidos e prodotto da ERT); studia regia col polacco Lech Raczak; apprende l’arte del clown e delle arti di strada con il clown francese Jean Menigault, allievo di Philippe Hottier, e con Pierre Byland; infine si dedica allo studio di costruzione e manipolazione di marionette e burattini.

Ben presto si dedica alla scrittura di spettacoli propri, attingendo alla molteplicità di linguaggi di cui possiede le chiavi. Tra alcuni si citano: “Ragazza seria conoscerebbe uomo solo max 70 enne” (2006), ideato, diretto e interpretato da Carla Carucci (con la supervisione di Ian Algie) e vincitore del premio La Vela d’Oro nell’ambito del Festival Women in Art, una storia tragicomica sulla solitudine e il disperato bisogno di essere amati; lo spettacolo musicale dedicato al genio di Erik Satie, “Staccato ma non troppo asciutto” (2008), ideato e diretto da Carla Carucci e interpretato dalla stessa insieme all’attrice di origine egiziana Carolina Khoury ed alla pianista Anna Barbero; “La Singolare Guerra di Rosetta Scintillio all’Anarchia Domestica… ovvero di come una casalinga scopre di poter fare il circo!” (2011) uno spettacolo ironico sul circo contemporaneo di cui cura progetto, regia e interpretazione; la trilogia “Disumana, quando i pupazzi prendono piede” (2014) di e con Carla Carucci, Martina Soragna, Carolina Khoury e Simona Randazzo, uno spaccato filosofico su vita, morte e miracoli di pupazzi, burattini, marionette e altri loschi figuri; “Canzoni sull’orlo di una crisi… di nervi” (2015) interpretato dalla cantante e fisarmonicista Francesca Palombo, regia di Carla Carucci, uno spettacolo tragicomico musicale in cui tutto è il contrario di tutto.

In tale cammino, Carla ricorre a un immaginario creativo e surreale per farsi interprete della complessa e multiforme interiorità femminile.

In “ognidiviensera” (2016), da lei stessa ideato, diretto e interpretato, attraverso la poesia di Alice Umana, cerca di sviscerare il doloroso processo di superamento di una perdita, trascinando gradualmente lo spettatore nei meandri della mente di una donna “posseduta” dal proprio dolore.

Immedesimatasi nella Penelope omerica che attende il ritorno di Ulisse, la protagonista ne ricostruisce i tormenti, trascinando lo spettatore nel suo universo interiore, onirico e delirante.

Tra i nuovi progetti si profila all’orizzonte la regia dello spettacolo teatrale “Lola mia pupa bella” ispirato al romanzo “Carmen” di Vincenzo Grasso giovanissimo autore pubblicato da Sui Generis nel 2015, il cui adattamento è curato da Carla insieme allo stesso autore; e una collaborazione con l’attrice napoletana Viviana Cangiano.
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