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Jernej

TEATRO DEI COLPEVOLI
Regia: Simone Giannatiempo
Drammaturgia: Simone Giannatiempo
Attori: Simona Di Maio
Anno: 2015


Generi: Prosa, Teatro-danza, Performance

Tags: Jernej, Simona Di Maio, spazio vuoto

Il servo Jernej cacciato dalla terra in cui ha lavorato per anni vuole che venga riconosciuto il suo diritto a restare in quella terra. Compie così un viaggio che lo porta a interrogare i poteri istituzionali al fine di cercare giustizia. Rivivendo il viaggio si dischiude al pubblico il mondo interiore del personaggio e il percorso interiore che lo porta dalla speranza ad una ferma presa di coscienza passando per la follia. Il conflitto di Jernej rivive nel corpo dell’attrice fino alla punta delle dita, che sono il primo strumento di lavoro del contadino. In uno spazio vuoto l’attrice crea personaggi che non si vedono, costruisce diversi spazi (un’osteria, un tribunale, una chiesa, un treno, la sala del palazzo imperiale) con l’utilizzo degli oggetti di scena, tre panche, ricostruisce nel corpo il personaggio di Jernej, inventa un grammelot slavo, parla con un burattino alter ego della propria coscienza. L’incomprensione, l’impossibilità di veder riconosciuto il proprio diritto, l’assenza della giustizia si materializzano nella solitudine dell’attrice in scena. Regia, training e recitazione hanno come obiettivo la creazione di un mondo reale attraverso la costruzione di spazi, ritmi, lingue partendo dal presupposto che uno spettacolo teatrale possa essere un concerto musicale dove gli strumenti sono il corpo e la voce dell’attore, il rumore degli oggetti e ciò che questi possono diventare abbandonando ogni criterio di referenzialità.

Produzione: NTFI

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Il gruppo di ricerca teatrale “teatro dei colpevoli” nasce nel 2008 a Napoli. Il gruppo parte dagli insegnamenti Grotowski, Decroux, Kantor, Barba con l’intento di cercare un linguaggio scenico autonomo. Alla base del lavoro vi è un training quotidiano fisico e vocale che si pone come obiettivo il superamento del “mestiere” teatrale per cercare altre strade in cui l’attore è un creatore, così come si può dire di un pittore o di uno scultore, diventando parte attiva e propositiva della macchina registica. Il regista d’altro canto non è semplicemente un pianificatore di sequenze sceniche ma un creatore di simboli, un trainer, un compagno di lavoro dell’attore in una ricerca continua di superamento tecnico attoriale. Si studia quindi la dinamica del corpo, i meccanismi biomeccanici, l’ampiezza del movimento, l’intenzione dell’azione, l’utilizzo degli oggetti in scena, il pugilato, la ritmica, l’acrobatica di base, l’utilizzo dei risuonatori vocali. Nel 2010 è arrivato finalista del premio Kantor indetto dal Centro di Ricerca Teatrale di Milano. Nel 2014 ha vinto la selezione per il Fringe Napoli andando in scena con lo spettacolo “Jernej” nell’edizione del Napoli Teatro Festival 2015.
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