Regia: Nardinocchi/Matcovich
Drammaturgia: Nardinocchi/Matcovich
Attori: Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich
Altri crediti: STRADA MAESTRA dal progetto di ricerca chiamato Terramadre di e con Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich scena Bruno Soriato e Giuseppe Frisino sound design Dario Costa luci Chiara Saiella foto e video Simone Galli produzione Florian Metateatro con il supporto di Sementerie Artistiche; Ass. Ippocampo; Ferrara OFF; Laagam-ORA | IntercettAzioni Centro di Residenza della Lombardia; Teatri di Vita/ Elsinor - Teatro Cantiere Florida / TRAC – Centro di Residenza Pugliese nell\'ambito del Progetto Cura 2023 progetto finalista Premio Cantiere Risonanze 2022, vincitore Premio Cambiare 2025, vincitore Bando CURA 2023, vincitore Life is Live - un progetto di Smart e Fondazione Cariplo, vincitore Bando Verdecoprente 2022, vincitore Bando OFFline 2023,
Parolechiave: natura, viaggio, osservazione, cammino, incontro
Produzione: Florian Metateatro Onlus
Anno di produzione: 2024
Genere: Performance
            Esiste un patto tra noi e la natura? Riusciamo ad osservarla?
È ancora un nostro interlocutore? La natura ha memoria?
Noi siamo città o natura?
A queste domande non avevamo una risposta.
Per questo, con Strada maestra, abbiamo intrapreso un progetto di ricerca - durato più di un anno - che ha avuto l’obiettivo di ridefinire il nostro rapporto con la natura.
Abbiamo attraversato diverse regioni: Emilia Romagna, Umbria, Puglia, Lombardia, Piemonte e Toscana; in ogni territorio abbiamo incontrato e intervistato persone che vivono e lavorano a contatto stretto con la natura: contadini, allevatori, produttori di vino, apicoltori, pescatori, enti parco, guide escursionistiche...
Nel rapportarci ai luoghi attraversati e alle persone incontrate ci siamo dati un obiettivo: osservare tutto in modo oggettivo, sospendendo l’io e il giudizio. Da ciò sono nate delle istantanee oggettive che vengono raccontate nel corso dello spettacolo, sia riguardo ai luoghi sia riguardo alcune umanità incontrate, seguendo in ordine cronologico quelle che sono state le tappe del viaggio. Grazie agli incontri è nata anche la scena dello spettacolo, che ci piace definire “scenografia partecipata”: un totem costruito solo con materiali e oggetti ricevuti dalle persone intervistate; oggetti che rappresentano il loro rapporto con la natura. Il totem si costruisce man mano che lo spettacolo procede, concludendosi solo nel finale, in cui arriva a rappresentare l’essere futuro, sintesi tra artificio e natura.
Al racconto oggettivo dei luoghi attraversati e alle istantanee delle varie umanità incontrate si alternano stralci più intimi e autobiografici, contenuti nei diari che abbiamo scritto durante tutto il progetto di ricerca, diari che per noi rappresentano il nostro fallimento soggettivo. Il diario veniva scritto alla fine di ogni giorno di residenza, seguendo due importanti regole: doveva essere segreto all’altro e una volta scritta una determinata pagina non si poteva più rileggere né modificare.
Nello spettacolo quindi si intreccia l’individuale con il collettivo, ci sono elementi soggettivi e autobiografici, ma la “consegna ultima” è uno sguardo oggettivo sulla realtà che ci circonda. Per questo lo spettacolo si apre con una camminata di circa 15 minuti da fare con gli spettatori, in cui tutti e tutte osservano in modo oggettivo il territorio che li circonda. Terminata la camminata e arrivati in teatro  l’osservazione viene da noi riportata  in un’improvvisazione alternata e complementare e gli spettatori sono poi invitati a dare il proprio contributo all’osservazione stessa. L' inizio dello spettacolo è site specific come anche il finale. Infatti, la stessa osservazione del territorio, viene da noi trasposta in un futuro utopico (fra 100 anni) in cui immaginiamo una sintesi armoniosa, concreta e non retorica tra l'umanità e la natura; simbolo di questa sintesi è il totem, che nel finale assurge a essere futuro, lui stesso sintesi di elementi naturali e artificiali. 
          
Informazione riservata agli Organizzatori
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