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FIABA D'INVERNO

V.A.N. verso altre narrazioni APS -ETS

Genere Teatroragazzi Prosa
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Regia: Ornella Matranga

Drammaturgia: da: L’inverno sotto il tavolo di Roland Topor

Attori: con Andrea Pacelli, Federica Cinque, Alessio Iwasa e Andrea Palermo

Altri crediti: regista collaboratore: Riccardo Rizzo musiche originali: Andrea di Falco e Gabriele Rametta

Parolechiave: sogni, realizzazione personale, gioco, amore, incontro

Produzione: V.A.N. verso altre narrazioni

Anno di produzione: 2021

Genere: Teatroragazzi Prosa

TRAMA
Aurora è una giovane donna cresciuta con addosso il peso di sguardi pieni di aspettative per la sua tenacia, il suo bellissimo aspetto, la sua dedizione allo studio; eppure, alla soglia dei suoi trent’anni, si ritrova senza desideri e senza punti di riferimento intorno.
È un altro inverno, freddo, l’ennesimo pieno di buoni propositi forse irrealizzabili, ma ecco l’imprevisto che bussa alla sua porta e che l’aiuterà a guardare le cose da un altro punto di vista: Felice, lo scarparo, è un artigiano napoletano senzatetto e Aurora decide di affittargli a poco prezzo uno spazio in disuso: lo spazio sotto il suo tavolo.
La dolce routine che i due riescono a condividere, viene presto interrotta da due forze opposte che intervengono a modificare e a complicare l’equilibrio tra i due protagonisti.
Arcibaldo, editore e capo di Aurora, è l’antagonista della storia: vorrebbe sposare la giovane donna e costringerla a una vita fredda e borghese.
Sasà è invece il cugino di Felice, compagno d’infanzia e di avventure, violinista squattrinato, piomba nella vita dei due autoinvitandosi come secondo inquilino dello spazio sotto il tavolo; sarà grazie a lui che Aurora e Felice potranno avere il loro lieto fine.

TEMATICHE PRINCIPALI
L’idea di mettere in scena Fiaba d’inverno da una pièce di Roland Topor coincide col desiderio di proporre una fiaba in cui, nonostante i protagonisti siano adulti pieni di problemi e i temi siano contemporanei e delicati, si ha un meraviglioso lieto fine. In un tempo, quello contemporaneo, in cui sembra non esserci spazio per la semplicità dell’amore e dell’amicizia e in cui difficilmente ci si immagina felici, ci sembra importante recuperare il potere e la delicatezza del genere fiabesco.
L’incontro e la relazione con il diverso, in questo caso l’immigrato del sud, Felice, venuto a cercare fortuna, è uno dei temi cardine della vicenda: il suo arrivo costringe Aurora a prendere consapevolezza dei propri limiti e dell’origine delle sue angosce, fino all’innamoramento dei due giovani.
Antagonista instancabile, il signor Arcibaldo, editore di Aurora, porta in scena il mondo borghese del profitto e dell’imprenditoria che non guarda in faccia niente e nessuno pur di ottenere i propri obiettivi e che, per paura e per arroganza, guarda dall’alto in basso qualunque altro modo di vivere.
Altrettanto fondamentale è il ruolo di Sasà, aiutante fiabesco della coppia, il quale porta con il suo arrivo il gioco e il sogno che rappresentano in questa storia gli strumenti imprescindibili nella presa di consapevolezza di sé, per decidere se sia più importante soffocare il proprio cuore e la propria anima ed essere parte di un sistema produttivo o conoscere veramente i propri desideri ed essere finalmente felice.
Fiaba d’inverno è una fiaba per tutti e vuole aprire la porta di una dimensione a cui troppo spesso dimentichiamo di accedere, la dimensione dell’incontro con l’altro, dell’accoglienza, della condivisione, del gioco e del sogno.

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