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AYCE- All You Can Eat

Agnese Fois

Genere Teatroragazzi (13-18) Prosa
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Regia: Chiara Murru

Drammaturgia: Agnese Fois

Attori: Agnese Fois

Altri crediti: Musiche: Luca Spanu Disegno luci: Loīc François Hamelin

Parolechiave:

Produzione: Sardegna Teatro, in collaborazione con Spazio T

Anno di produzione: 2022

Genere: Teatroragazzi (13-18) Prosa

La protagonista è un'adolescente, ironica, fragile e bulimica, che viene mandata dai genitori algidi al reparto di neuropsichiatria infantile. Qui, Panchita incontra altri adolescenti con problemi di varia natura, e inizia a realizzare che la sua diversità la rende parte di un gruppo di persone, a cui appartiene la sua parte più nuda e profonda. Troverà dunque un modo tutto suo per non lasciarli più.
Tutte le vicende passano attraverso la lente distorta della ragazza e delle sue grottesche, ironiche, violente voci interiori, e così che anche persona che incontra.
“AYCE - All You Can Eat” è una riflessione schietta sul rapporto con il proprio corpo e del proprio corpo con gli altri, sulla fame inesauribile e sulle fragilità.

Note di regia - Chiara Murru
I disturbi alimentari nella società contemporanea sono connaturati all’immagine distorta e alterata del cibo e del corpo, proposta da media e social mainstream.
Oggettificazione del corpo, consumismo, food porn e nuove ossessioni come l’ASMR [Autonomous Sensory Meridian Response] sfruttate dal marketing e dai social restituiscono un rapporto sovente tossico con il corpo e dunque con il cibo.
Il cibo ci ossessiona e in una società all you can eat ci si ammala di “cibo”.
Se ne mangia troppo, troppo poco o nulla.
Si diventa carne e come tale il corpo viene consumato, divorato, esposto in uno scaffale o in vetrina, incelofanato e congelato per essere conservato più a lungo.
In AYCE - All you can eat per la protagonista il cibo è un mantra, un’ossessione che le deforma l’immagine di se stessa. La fame la divora, mentre cerca di liberarsi da quelli che solo in apparenza sono strati di “grasso e cellulite” ma che in realtà sono vulnerabilità, giudizi altrui e vergogna.
Il mondo fuori è una tempesta di neve e dentro è una cella frigorifera.
Nel frigo oltre al cibo si trovano consolazione e conforto. Proprio in quello stesso frigorifero Panchita vi trova la vera sé e - forse - la pace.

Note di drammaturgia - Agnese Fois
Il progetto nasce dalla mia personale indagine sull'assenza, proseguita poi con i ragazzi del reparto di Neuropsichiatria infantile di Cagliari, un luogo dove si curano le malattie neurologiche e psichiatriche dei minorenni.
Il risultato è un flusso di coscienza bulimico, un monologo nel quale le parole vengono masticate velocemente e vomitate in faccia allo spettatore, con apparente leggerezza, per non dover affrontare il vuoto, o come direbbe Panchita "la bocca spalancata", che non la lascia mai sazia.

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