Regia: Emanuele Giorgetti
Drammaturgia: Giulia Sara Borghi
Attori: Michele MagniJasmine Monti
Altri crediti: Musiche originali: Tarek Bouguerra<br /> Scene: Laura Procopio<br /> Costumi: Michela Tarallo
Parolechiave: Ricerca dell' indipendenza, non esistenza, donna, femminismo, relazioni
Produzione: Associazione Arti e Spettacolo - Spazio Nobelperlapace
Anno di produzione: 2022
Genere: Prosa Performance
È nel calore rassicurante dell’Utero che Feto incontra per la prima volta Wu. Wu è una voce, un’entità, un principio che esorta Feto a prendere atto di come quel cordone ombelicale che lo avvolge e lo fa sentire tanto al sicuro non sia altro che una catena da cui farebbe bene a liberarsi. Come la vita stessa del resto, che è destinata a imprigionarlo in una maglia di vincoli, legami, costrizioni tali da soffocare ogni brama di libertà. La non esistenza. Questa è la proposta di Wu, il cui pensiero riecheggia di Buddhismo, Taoismo, e soprattutto del concetto di Wu Wei, il non agire finalizzato al raggiungimento dell’armonia. Wu incita così Feto a non lasciarsi suggestionare dal clima confortevole in cui è immerso e piuttosto a tentare il soffocamento nel suo stesso sacco amniotico, evitando così di nascere e di sottoporsi a un’incessante condanna.
Ma Feto non ci sta e sceglie l’essere al non essere, decidendo di venire alla luce e di diventare Mariacristina. La vita di Mariacristina si snoda dagli anni ’40 ad oggi, intersecando la sua vita con la Storia. Mariacristina si scontra contro una società dominata da uomini che tentano continuamente di indirizzarla e ingabbiarla. Uomo è il “padre padrone”, è il datore di lavoro, è Bruno, l’uomo che la ama di un amore asfittico, è Franco, il figlio legato a lei da un nuovo costrittivo cordone ombelicale. Nel 2019 Franco comunica a Mariacristina il suo imminente trasferimento in una residenza per anziani. La notizia sconvolge la donna, che ha vissuto tutta la sua vita cercando di essere indipendente dagli altri; è il tempo della resa o si può ancora lottare contro Wu?
La regia accompagna lo spettatore nel dispiegarsi di questi vari livelli, riconoscendo a ciascuno una sua estetica e un suo linguaggio. Così, il prologo restituisce l’immagine del grembo materno: un enorme, impalpabile telo trasparente divine il sacco uterino, al cui interno vive Feto, mentre Wu è un principio che permea l’ambiente, presente solo a livello sonoro e non visivo. Quando Feto sceglie di nascere, squarcia questo primo telo che gli nasconde la realtà, per finire in un universo che ancora di più lo confina.
Così lo spazio della casa di Mariacristina sarà tracciato a terra, come in pianta, e sarà invalicabile per i personaggi. La casa sarà arredata da pochi essenziali elementi che verranno trasformati dagli stessi personaggi, divenendo di volta in volta gli elementi rappresentativi di ciascun ambiente. Se nel piano della realtà la recitazione sarà drammatica, invece nel piano mentale i personaggi saranno chiamati a ripercorrere sempre le stesse vicende con la sensazione di sapere già come andrà a finire.
Wu, trasfigurato sotto le sembianze di Scoiattolo, è l’unico a cui è concesso di situarsi al di là del confine tracciato a terra; dal vuoto, dal nulla fuori dal tracciato, sembra lui stesso comandare il susseguirsi degli eventi, giocando con l’esistenza di Mariacristina, mentre la guida a compiere la sua scelta più estrema.
Informazione riservata agli Organizzatori
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