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SUCK MY IPERURANIO

Giovanni Onorato

Genere Prosa Performance
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Regia: Giovanni Onorato

Drammaturgia: Giovanni Onorato

Attori: di e con Giovanni Onorato

Altri crediti: con la collaborazione di Margherita Franceschi aiuto drammaturgia Teodora Grano sostegno al disegno luci Martin Emanuel Palma musiche originali di Adriano Mainolfi

Parolechiave: stand-up comedy, drammaturgia contemporanea, assolo, malincomico, poetico.

Produzione: Teatro Studio Uno / Carrozzerie n.o.t

Anno di produzione: 2022

Genere: Prosa Performance

Un aspirante comico in lacrime.
Un pessimo inizio.
Il sentimento dell’estasi
e Maria se n’è andata.
Non restano che le battute,
le battute sì,
come antidoto all’autocommiserazione.
E poi il pianto, la tragedia e lo schiaffo
come antidoto alle battute.
C’è una gioia antica negli occhi del comico
invisibile a tutti tranne che a lui
e forse a chi lo ha amato
e forse è questo a rendergli impossibile lasciar andare.
Maria se n’è andata
“ed io vorrei trovare il modo di spiegarle questa sensazione che ho
di camminare come se fosse il primo o l’ultimo giorno della umanità.”
Come possiamo esser grati di tutto
lasciar andare ogni dolore
e ridere
e piangere
senza chiedere niente
e guardare ogni cosa
coperta di luce
sconvolti e innamorati?
Non lo so.

Suck my Iperuranio.


note di regia:
In questa scrittura originale per attore solo, ispirata ai racconti di Heinrich Böll, la stand-up comedy diviene strumento narrativo a servizio della performance: un comico chiuso nella sua stanza sta cercando di dimenticare il suo amore perduto e lo fa sforzandosi di provare i suoi sketch, che non lo fanno più ridere. Sulla scia dello scrittore tedesco, il comico diviene espediente per una visione alternativa della realtà, un po' mistica, un po' infantile, che fatica a farsi strada nel mondo per la sua tragica inutilità e profonda differenza. Delle "Opinioni di un clown" non è rimasto quasi niente, se non il soggetto e l'atmosfera che lo anima, potremmo quasi dire che sia stato un pretesto più che un testo. Il linguaggio è andato spontaneamente verso quella che in gergo si definisce "stand-up poetry". L'ambientazione è spoglia, la musica quasi inesistente, il costume è un pigiama, solo le luci disegnano lo spazio. Lo spettacolo sfida l'attore a tenerlo in piedi.

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

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