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'Tre. Le Sorelle Prozorov'

Virus Teatrali

Genere Prosa
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Regia: Giovanni Meola

Drammaturgia: drammaturgia collettiva; adattato da | Giovanni Meola

Attori: Roberta Astuti Sara Missaglia Chiara Vitiello

Altri crediti: ass.te alla regia | Annalisa Miele

Parolechiave: Cechov, corpi, riscrittura, sfida, 'non detto'

Produzione: Virus Teatrali

Anno di produzione: 2018

Genere: Prosa

premio 'Miglior Regia' | DoIt Festival 2022 (Roma)

Questo nuovo progetto di Virus Teatrali è un corpo-a-corpo con uno dei drammaturghi e
commediografi più importanti ed essenziali della storia del teatro, Anton Cechov.
Lavoro di riscrittura sul campo con esito finale una drammaturgia collettiva scenica: ‘Tre.
Le Sorelle Prozorov’ è dunque Cechov anche senza essere Cechov.
"Questo progetto mi è particolarmente caro perché assieme alle attrici e alla mia
assistente abbiamo voluto condividere una sfida intrigante e allo stesso tempo rischiosa:
sceglierci e regalarci una disponibilità allo studio e alla pratica rarissimi in questo campo.
Per chi fa teatro, per chi si misura ogni giorno con il tentativo di dare vita, in scena, a
qualcosa che abbia un senso (razionale, epidermico, carnale, visivo, estetico, concettuale
o quale che sia) e che, appunto, riesca ad avere 'vita' e a ritrasmetterla, Cechov è un
baluardo col quale, prima o poi, fare i conti.
Ma fare i conti con questo straordinario autore significa ingaggiare una lotta senza
quartiere non solo con ciò che ha scritto ma ancor di più con il cosiddetto 'non detto' e,
penso di poter aggiungere, col 'non scritto'.
E noi questo abbiamo provato e stiamo provando a fare.
Tra entusiasmi, dubbi, retromarce, avanzate spedite e tanta applicazione.
Applicazione creativa nel praticare una riscrittura drammaturgica collettiva e scenica (del
nostro gruppo di lavoro composto da reparto registico ed attrici) con la quale riuscire
nell'impresa di mettere in scena i tanti personaggi di quel testo con sole tre attrici.
Duttili, 'vere' ed intelligenti."
Tre.
Le sorelle Prozorov.
In Cechov.
Tre allora e tre ora.
In noi.
Loro, solo loro, nonostante la folla di tutti gli altri personaggi.
Con un po’ di Irina in Masha e Olga e un po’ di Masha e Olga nelle altre due e tutte e
tre ad esser le facce di uno stesso solido a più facce.
Come erano, come sono, come saranno.
Accompagnarle, affiancarle, ascoltarle.
E accompagnandole, scoprire, ricordare, riportare al cuore della faccenda.
Di allora e di ora.
“A Mosca! A Mosca!”: il mantra, il grido di battaglia, simbolo di un passato solidificato
e bloccato nell’ambra della memoria paralizzante, simbolo di un futuro che si vorrebbe
accadesse ma che evidentemente non accadrà.
Mai. O accadrà senza rendersene conto?
La potenzialità dell’accadere che non accade.
L’accadere che tradisce la potenzialità e accade.
Così, semplicemente.
Le tre sorelle sono in ciascuno di noi, nelle infinite sliding doors che le maschere del
nostro quotidiano ci mettono costantemente davanti.
O addosso.

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

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