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@Tiffanys - Fenomenologia di una scena d'amore

Coperte Strette
Regia: Christian Gallucci - Anna Sala
Drammaturgia: Christian Gallucci - Anna Sala
Attori: Christian Gallucci - Anna Sala - Martino Minzoni
Anno: 2018


Generi: Prosa

Tags: coppia, identità, Colazione da Tiffany, amore, attori

@Tiffanys muove da Colazione da Tiffany, e racconta la storia di una coppia, Adriana e Giorgio, lei attrice fallita, lui avvocato in carriera, omonimi all’italiana dei due più celebri Audrey Hepburn e George Peppard, che ogni anno, da 7 anni, festeggiano l'anniversario giocando a mettere in scena l’ultima sequenza del film.
Che cosa rappresenta questa messinscena? Uno scotto da pagare, per lui, per avere costretto la sua compagna a rinunciare ai propri sogni e a vivere in una prigione dorata; per lei l’ultima occasione di sfuggire alla quotidianità, vivendo, una volta l’anno, un istante d’amore perfetto e disperato, come può esserlo solo quello di un film.
Ma la storia è troppo logora, bisogna cercare di andare avanti in qualche modo; dirsi le cose come stanno diventa il mantra di una coppia che la verità non se l’è mai detta e che invece continua a giocare; questa volta a ricostruire in maniera scientifica, a tavolino, una scena d’amore. O, per l’appunto, la sua fenomenologia.
@TIffanys – fenomenologia di una scena d’amore è un gioco. Il gioco di tutti noi che cerchiamo soluzioni complesse a problemi che stanno alla luce del sole; è il gioco, perdente in partenza, di chi a un certo punto cerca la verità ad ogni costo, l’essenza. Dell’amore, della vita, della messinscena. È il nostro gioco di attori e artisti che ci interroghiamo quotidianamente sulle forme e la verità delle nostre idee.
@Tiffanys è perciò un’indagine che opera su due livelli: racconta di una coppia di amanti in crisi; racconta anche, o meglio sottintende, di una coppia di attori che si interroga sul meccanismo artificiale della messinscena e della creazione artistica in generale e sull’adesione di artisti e spettatori a tale meccanismo.

Note di regia
Volevamo semplicemente parlare d’amore. Raccontare una storia semplice e delicata di due persone che non riescono a dirsi la verità e allora finiscono a raccontarsi menzogne pur di andare avanti, magari metterci una pezza, fare un figlio. Dirsi la verità però è una questione non da poco. Soprattutto sui sentimenti, materia inafferrabile con cui perfino noi stessi, noi che quei sentimenti li viviamo, non siamo a contatto. Che cosa bisogna dirsi per dirsi la verità? Che cosa bisogna fare? Come bisogna comportarsi? Bisogna dirla in un certo modo? Essere in una certa situazione? Con una certa luce? Avere una certa intonazione?
Con colazione da Tiffany abbiamo visto che la stessa storia, scritta prima e poi portata su grande schermo, può portare diversi significati.
Ancora una volta, che cos’è la verità? È cosa, crediamo, che può essere manipolata a seconda delle esigenze di un momento, di un ascoltatore, di un pubblico
Abbiamo quindi deciso di ricostruire una vicenda d’amore a tavolino, ricercando un istante di verità e bellezza quale solo il cinema, nonostante tutti i suoi artifici, è in grado di produrre.
Ci abbiamo provato attraverso una storia. La storia semplice e delicata di due persone che non riescono a dirsi la verità.

Altri crediti: Luci - Martino Minzoni
Scene - Stefano Zullo
Organizzazione - Maristella Sanchez Poveda

Produzione: Coperte Strette con il sostegno di Manifattura K/residenze artistiche Ert/Ilinxarium residenza artistica

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Coperte Strette nasce a Milano nel 2015 grazie all’incontro tra Christian Gallucci e Anna Sala. Attraverso l’amalgama di corpo e parola, offriamo prospettive inedite sul nostro rapporto con il contemporaneo senza rinunciare alla densità propria del classico.
Ci confrontiamo con drammaturgie inedite e riscritture, alla ricerca di una lingua che possa risultare di volta in volta asciutta e poetica, frammentata e contemporanea, dove sono aboliti alcuni facili cliché da società 2.0. Proviamo a cogliere delle fratture nelle relazioni quotidiane, delle distorsioni nei luoghi e nelle dinamiche, quei corto circuiti che ci portano ad affrontare questioni identitarie in senso ampio e ci permettono, come artisti, di ricercare su quella linea sottile che corre tra realtà e finzione.

Lavori.
Il nostro primo lavoro, Hotel Lausanne, indaga il tema dell’identità e il rapporto tra idolo e ideale attraverso al figura del sosia. É vincitore di NEXT per la stagione 2017/2018, che ne ha permesso la circuitazione presso Teatro Pubblico Pugliese, Armunia. In precedenza è stato finalista del premio delle arti Lidia Petroni e di Tagad’off- festival della nuova drammaturgia lombarda (2016). È apparso, sotto forma di studio, nella rassegna di Teatroi, cittàBalena.

Il progetto Si stava Meglio, prevede la riscrittura di tre testi (Amleto, Tre Sorelle, Medea), in forma di monologhi, esplorando la tematica del viaggio in tre capitoli: il rifiuto della patria, l’esilio e lo sradicamento.
SI stava meglio#1 – La regina di Danimarca non deve morire è stato finalista a Tagad’off 2017 e ha circuitato in diversi spazi, anche non prettamente teatrali, in lombardia e svizzera.
Si stava meglio#3 – Nostra Medea è una produzione Teatroi, ha partecipato al festival internazionale Mediterranea 17’ – Young artist Biennale a Tirana e ha debuttato a Teatroi nella stagione 2017/2018.

@Tiffanys – Fenomenologia di una scena d’amore racconta di una coppia che cerca di ricostruire la propria storia a tavolino.
Il lavoro è sostenuto da ERT – Arena del sole, residenze Villa Pini; RAMI residenze artistiche multidisciplinari, Manifattura K.
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