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Vizio di forma - uno spettacolo liberamente ispirato all’opera di Primo Levi

Archivio Zeta
Regia: Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti
Drammaturgia: Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti
Attori: Enrica Sangiovanni, Gianluca Guidotti, Alberto Gemmi
Anno: 2017


Generi: Prosa

Tags: Primo Levi, Brocà, fantascienza, archivio zeta

Note di regia
Abbiamo deciso di lavorare sull’opera più nascosta di Primo Levi: siamo partiti dallo studio dei racconti di fantascienza scoprendo un mondo ricchissimo di idee, predizioni, premonizioni, immagini, angosce.
La scrittura di questo straordinario lucido intellettuale (troppo spesso intrappolato nel consolatorio ruolo di testimone) è un pozzo senza fine di riflessioni filosofiche sull’essere umani oggi, sul potere devastante della tecnica, sul destino delle nostre coscienze, sul nostro tessuto originario, sulla falsificazione del linguaggio, sull’abuso pornografico delle immagini, sull’apocalittica distruzione della natura.
Siamo in un buco nero, in-nessun-posto (nowhere, e in effetti siamo dalle parti di Erewhon di Samuel Butler) e una funzionaria, specialista nel mestiere di infilare anime nei corpi, cerca di venderci, a noi - non-nati -, la vita sulla terra: non ci saranno altre occasioni, i candidati sono tanti e ognuno dovrà vedere, giudicare e scegliere in piena libertà.
Su una scena popolata di oggetti di cera d'api, pronti a liquefarsi o a essere modellati, e di fil di ferro, come le sculture volatili che Primo intrecciava con gli scarti di lavorazione, spazzata da rumori di fondo, non si tenta di vendere merce ma di procacciare l’affare della vita, dello spazio-tempo, con gli strumenti analogici della parola e dell’immagine.
I partecipanti, in qualità di candidati non (ancora?) nati, sono posti in primo luogo di fronte alla meravigliosa esperienza della progressione logico-argomentativa che il nostro cervello produce nell’area di Brocà, l’area del linguaggio articolato e in secondo luogo vengono investiti da una materia sensibile alla luce e altamente infiammabile che l’occhio codifica in una sequenza continua di immagini, chiamati fotogrammi. Emergono fasci di parole cibernetiche che rappresentano un comune immaginario e lampi di pellicola dissepolta su cui delicatamente si fissano acidi, volti, azioni e gesti di un’altra liberazione, quella dallo scandalo della psichiatria tradizionale.
Le parole e le immagini dovrebbero fissarsi come una vernice, uniformi, senza grumi, ingannare e sedurre tutti noi, spettatori soddisfatti e prigionieri non-nati incatenati nella Caverna.
Ma qualcosa si inceppa e inizia a emergere una faglia, un vizio di forma, una lacerazione nel nostro tessuto connettivo che scopriremo essere ordito tragico, connesso proprio al più grande vizio, quel Lager generato dal sonno della ragione.
Questo teatro in cui siamo immersi come ombre ci chiede: che cos’è la conoscenza? che cos’è il bene? perché si dovrebbe scegliere di venire al mondo allora? perché, malgrado tutto, si dovrebbe balzare nell’Essere?
Lo stupore chimico a cui Primo Levi ci pone davanti con queste domande è un commovente elegiaco disperato atto d’amore e di lotta.

Altri crediti: musica Patrizio Barontini
tecnica Andrea Sangiovanni
super8 Alberto Gemmi
oggetti di scena Francesco Fedele
foto Franco Guardascione

Produzione: Archivio Zeta

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Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni hanno studiato e lavorato con Luca Ronconi, Marisa Fabbri, Danièle Huillet, Jean-Marie Straub, Paolo Benvenuti. Nel 1999 fondano Archivio Zeta e lavorano alla Trilogia-Gli Uccelli di Aristofane, Anfitrione di Plauto e Il Ciclope di Euripide-presentata integralmente presso il Winterthur Theater (Svizzera).
Negli anni successivi sono nati tanti spettacoli realizzati in collaborazione con prestigiose istituzioni, tra queste il Centro Tempo Reale (FI), il Museo della Resistenza (BO), la Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda. Con la Fondazione Scuola di Pace di Monte Solesole è nato La Zona Grigia da Primo Levi spettacolo/laboratorio. Dal 2003 ogni anno presentano la nuova produzione al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa. Nel 2014 vincono il Premio Rete Critica come miglior progetto artistico e nel 2015 nasce Pilade, nell'ambito di Più moderno di ogni moderno progetto del Comune di Bologna, che ha visto la partecipazione di oltre 400 persone.
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