Regia: Alice Conti, ORTIKA
Drammaturgia: Alice Conti e Chiara Zingariello
Attori: Alice Conti
Altri crediti: testo Chiara Zingariello dramaturg Simone Faloppa disegno luce, video mapping, scene e audio Alice Colla costumi Eleonora Duse
Parolechiave: giallo, violenza di genere, misoginia, donne, video mapping
Produzione: ORTIKA
Anno di produzione: 2018
Genere: Prosa Teatro-danza Performance
Il piccolo paese di Troiaio viene sconvolto dalla scomparsa della ragazza S. O almeno questo è ciò che insistono ad affermare i suoi stimati concittadini dal pulpito di un pubblico spettacolo o di un pubblico processo. Una serie di personaggi maschili - un generale, un macellaio, un professore - sfila, la ricorda, la racconta. Come un prisma l'immagine di S. è però sempre diversa, sempre quella che chi parla vuole rimandare: lasciva, pericolosa e inafferrabile.
Qui si racconta di un corpo femminile che è sempre stato definito dall’esterno. Modellato, vestito, svestito, penetrato e lacerato fino a non essere più corpo: un simbolo incarnato di un'identità. Ora quel corpo – cavallo di Troia – non si trova più.
A partire da materiali dalla realtà – gli atti di processo per stupro, la retorica della “follia d'amore” nei femminicidi – il gruppo teatrale nomade ORTIKA tenta un'indagine su corpo femminile e potere o sul corpo femminile e il suo potere. Uno scorcio su un paese che si mette a nudo, e parla di violenza, di pornografia, di vergogna, di misoginia.
Analizziamo l’immaginario sulla donna nella società contemporanea. Immaginario fondato al maschile che orienta in modo spesso inconsapevole i nostri giudizi. Che arma la mano dei cyberbulli, che permette di sminuire la gravità degli stupri. Quali sono le figure archetipiche sulla base delle quali giudichiamo il comportamento sessuale? Quali sono le figure che fondano l'immaginario sulla donna nella società contemporanea? Prostitute, dimezzatrici d'uomini, pornostar, terroriste. Questi leggendari corpi si fondono in uno – STRAordinario – intorno ad esso le parole degli uomini. Il processo per la scomparsa di questo corpo diventa un processo a un intero genere.
A partire da materiali della contemporaneità, e della tradizione – gli atti di Processo per stupro del 1979, la retorica della “follia d'amore” e i copioni dei femminicidi, i grumi misogini del linguaggio, i proverbi della tradizione, Cappuccetto Rosso di Perrault, il trattato medico Ninfomania di Bienville, Dell'arte di trattare le donne di Schopenhauer, King Kong Girl di Despentes – tentiamo uno spogliarello della società, uno smontaggio della sua lingua.
Un bacino drammaturgico “dalla realtà” nutre il testo originale come un tentativo di riscrittura – tragicomico, visivo, fisico, musicale – dell’esistente. In scena un solo corpo e una pluralità di sguardi, di personaggi/maschere. Un intero Paese.
Il video mappato da Alice Colla su 17 schermi intesse un altro livello di drammaturgia e dialogo con la performer, le luci, la scena e l’audio. La contaminazione dei linguaggi performativi, unisce corpo, parola, video-mapping, suono. Utilizza il comico per esporre le radici misogine della contemporaneità in cui ci muoviamo. Farsa e tragedia, sociologia e video, per poter portare in teatro temi fondamentali di critica sociale e politica.
“Solo il clown mette in discussione il circo” – Heiner Muller
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