Cookie
Questo sito si serve dei cookie di Youtube, Vimeo e Bunny.net per la visualizzazione dei video. Se prosegui la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie. Leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie. Chiudendo questo box ne accetti l'utilizzo.

Il Misantropo di Molière. Una commedia sulla tragedia di vivere insieme

Il Mulino di Amleto
Regia: Marco Lorenzi
Drammaturgia: adattamento di Marco Lorenzi
Attori: Fabio Bisogni, Roberta Calia, Yuri D'Agostino, Marco Lorenzi, Federico Manfredi, Barbara Mazzi, Raffaele Musella
Trailer: Link
Anno: 2017


Generi: Prosa

Tags: Misantropo, Classico contemporaneo, Commedia, Comunità, Molière

Nei secoli si è detto di tutto sul Misantropo, da disadattato sociale ad antieroe novecentesco, da rivoluzionario anticonformista a scemo del villaggio. Eppure, la vicenda di Alceste e del suo sforzo intransigente di andare oltre l’apparenza ci riconnette con il valore umano della comprensione.
Il Misantropo non ha bisogno di forme, semplificazioni o istruzioni per l’uso perché la sua essenza è limpida, contemporanea e dolorosa.
Il Misantropo siamo noi con la nostra costante difficoltà di incontrare l’altro di cui, però, non possiamo fare a meno. Insomma, il Misantropo è quello che siamo. Noi siamo partiti proprio da questo, anzi da quello che avevamo a disposizione per raccontare questa storia nel modo più vivo possibile. E quello che abbiamo a disposizione è il teatro. Semplicemente il teatro. Il teatro con la sua incredibile sintesi di vero e falso, di sincerità e finzione, di emozione e convenzione. Il palcoscenico e i camerini sono così diventati il luogo della nostra “favola” e gli spazi da cui partire per raccontare questa splendida commedia sulla tragedia di vivere insieme.
Perché e come lo spettacolo parla al pubblico di oggi?
La forma chiaramente invecchia…in 400 anni, ma anche in 50 o in 7 anni la forma “passa”. La cosa affascinante di un testo come questo è che invece non invecchierà mai il contenuto, l’analisi dell’essere umano e delle relazioni e, nel caso del Misantropo, l’intramontabile dialettica tra l’io e l’Altro. La domanda che mi pongo come regista è come posso intervenire sulla forma per fare sì che il contenuto continui ad essere forte e attuale. L’elemento che trovo originale nel Misantropo è che il testo parla sostanzialmente del rapporto costante tra l’Io e la comunità sociale con cui ci si relaziona ogni giorno. Questo è di fatto quanto accade ogni sera a teatro: ogni sera tra gli attori e gli spettatori nasce una piccola nuova comunità.
È per questa ragione che in questo allestimento c’è una relazione più attiva con il pubblico, proprio perché questo incontro tra l’io e l’”altro da me” è una peculiarità del testo.
Trovo affascinante che il Misantropo sia proprio un testo teatrale e non ad esempio un romanzo: perché il teatro è il luogo in cui verità e finzione raggiungono un equilibrio pazzesco, e così ho pensato di sfruttare questa metafora anche nella resa scenica. Il camerino presente nel nostro spazio scenico è il luogo in cui in genere si sta prima di interpretare un ruolo, una “funzione sociale”.
Alceste, il protagonista, in tutto lo spettacolo difende la necessità di una coerenza tra quello che pensiamo e come agiamo o cosa diciamo davanti agli altri.
Ecco: il luogo dell’incontro con gli altri è invece rappresentato dal salotto di Celimene, ma è anche il luogo in cui mi trovo a parlare direttamente con gli spettatori. Per questo ho chiesto ai miei attori di lavorare su una recitazione diretta, trasparente, che tenesse presente lo spettatore come altro referente della relazione tra i personaggi. Marco Lorenzi

Altri crediti: in collaborazione con La Corte Ospitale - residenze artistiche 16-17

Produzione: Il Mulino di Amleto

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Per visualizzare la scheda tecnica devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

‹‹Affrontare i classici come fossero testi contemporanei e i testi contemporanei come fossero testi classici››. Su questo duplice percorso si muove dal 2009 Il Mulino di Amleto, compagnia considerata tra le più interessanti della nuova generazione teatrale. Tra le produzioni della Compagnia: Gl’Innamorati di Goldoni (2014), L’albergo del libero scambio da G. Feydeau (2015) in co-produzione con il Teatro Stabile di Torino. Sempre del 2015 è M. Una scanzonata tragedia postcapitalistica da B. Brecht. Nel 2017 debutta Il Misantropo di Molière. Una commedia sulla tragedia di vivere insieme, in collaborazione con La Corte Ospitale e vincitore del premio del pubblico Theatrical Mass di Campo Teatrale. Sempre nel 2017 la compagnia è tra i
15 finalisti del Premio Scenario. Nel 2017 debutta Ruy Blas. Quattro quadri sull’identità e sul coraggio da Victor Hugo, co-prodotto con TPE–Teatro Piemonte Europa, vincitore di SIAE Sillumina e segnalato da MilanoTeatri come uno dei migliori spettacoli della scorsa stagione. Nel 2018 debutta Platonov. Un modo come un altro per dire che la felicità è altrove, riscrittura della prima opera di Cechov, una
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale, TPE-Teatro Piemonte Europa e Festival delle Colline Torinesi, con il sostegno di La Corte Ospitale.
Platonov ha vinto il concorso Last Seen 2018 di Krapp’s Last Post, come migliore spettacolo dell’anno. Inoltre, è stato segnalato da MilanoTeatri e da Birdmen Magazine come uno dei dieci spettacoli imperdibili del 2019.
Attualmente lo spettacolo è candidato alla Finale del Premio Rete Critica 2019
(Padova, 6 dicembre 2019). Nel 2019 ha debuttato a Milano a Campo Teatrale Senza Famiglia, prodotto da ACTI Teatri Indipendenti, con il sostegno di Campo Teatrale e del Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello-CapoTrave/Kilowatt) e il supporto di Residenza IDRA (CURA 2018).
Condividi