Regia: Francesco Petti
Drammaturgia: Francesco Petti
Attori: Cinzia Antifona Valentina Greco Francesca Pica
Altri crediti: Scene e costumi Domenico Latronico Musiche Melisma
Parolechiave:
Produzione: Compagnia PolisPapin in collaborazione con Ygramul Teatro
Anno di produzione: 2017
Genere: Prosa
Lo spettacolo della Compagnia PolisPapin, "Tàlia si è addormentata", nasce da un’idea delle attrici Cinzia Antifona, Valentina Greco e Francesca Pica, sapientemente dirette dalla già sperimentata regia di Francesco Petti.
L’inclinazione della compagnia a prediligere un percorso di ricerca che vede come elementi fondanti del lavoro le atmosfere noir, la cultura popolare, la commistione di realismo e momenti onirici, ha naturalmente portato il progetto a rivolgersi verso l’opera di Giambattista Basile, all’arte e alla cultura inquieta e nera del ‘600.
Si è deciso quindi, di lavorare su una delle versioni più antiche della fiaba a tutti nota come La bella addormentata che ne Lo cunto de li cunti è intitolata Sole, Luna e Tàlia. Questa scelta ha posto l’attenzione dapprima alle situazioni immaginifiche, fantastiche, grottesche e crude di cui è pregna l’opera di Basile e in un secondo momento agli aspetti antropologici, psicanalitici, simbolici e pedagogici di cui le fiabe sono portatrici. Il corpus dello spettacolo, nella sua sostanza, prende vita proprio dall’elaborazione dei diversi livelli della fiaba.
La Bella Addormentata non si è mai svegliata con un semplice bacio. Al fondo oscuro della sua favola c’è una bambina che diventa donna, preda di un uomo cacciatore, la vecchia generazione che lotta per non scomparire, Eros e Thanatos, l’ineluttabilità spietata del Fato e il Tempo inarrestabile.
La drammaturgia, nata in corso d’opera e realizzata da Francesco Petti, è stata composta in italiano, mista a brani quasi integrali del Basile il cui affascinante linguaggio, dialettale ma letterario, cortese e teatrale, spesso glossolalico e sempre musicale, ha permesso alle attrici di lavorare ampiamente sul suono e di creare un gioco di trasformazione, indagato tanto fino a diventare la chiave poetica dello spettacolo. Nella messa in scena vi è un continuo scambio di ruoli attuato dalle tre attrici che interpretano, a turno, tutti i personaggi.
Il gusto secentesco per l’orrido, che pone l’accento su immagini inquietanti e crude, afferenti a quella sfera semantica e iconografica che poi sarà caratteristica del gothic novel, viene qui rielaborato e riproposto attraverso un’estetica steampunk.
Le scene e gli oggetti-costume, realizzati da Domenico Latronico, propongono del barocco il gusto per ciò che è eccentrico, fantasioso e bizzarro mescolandolo con congegni meccanici e di orologeria. Tra stilemi secenteschi e piccole macchine teatrali si restituisce l’atmosfera magica e sospesa dello spettacolo, in cui si avvicendano figure misteriose, fosche peripezie, storie d'amore, loschi tranelli e buffi servitori.
Uno spettacolo in cui ciò che appare in superficie è favola, ma ciò che vi si nasconde è inesorabilmente vita.
Informazione riservata agli Organizzatori
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