Regia: Angela Ruozzi e Marco Maccieri
Drammaturgia: Emanuele Aldrovandi
Attori: Luca Cattani, Ceciclia Di Donato, Marco Maccieri, Marco Merzi, Marco Sforza, Alessandro Vezzani
Altri crediti: scene : Antonio Panzuto musiche dal vivo: Marco Sforza
Parolechiave: Stevenson, doppelganger, male, bene, oscurità
Produzione: Centro Teatrale MaMiMò
Anno di produzione: 2016
Genere: Teatroragazzi (13-18) Prosa
Lo spettacolo, tratto dall’omonimo romanzo di R. L. Stevenson, racconta la storia del dottore inglese Henry Jekyll che, in seguito ad alcuni esperimenti condotti con l’obiettivo di separare - all’interno di un singolo uomo - il “bene” dal “male”, inizia a trasformarsi in un doppelganger: Edward Hyde. Se Jekyll è un rispettato medico, con una serena vita sociale e una tranquilla cerchia di amici, Hyde è un disgraziato che vaga per le strade di Londra seminando disprezzo, commettendo delitti e – all’apice della noncuranza per il prossimo – si macchia di un omicidio per futili motivi. Uno strano testamento e alcune lettere di Jekyll, però, iniziano a insospettire i due amici, Utterson e Lanyon, che cominciano a indagare e finiranno per scoprire – quando sarà troppo tardi per salvarlo– il segreto del dottore. Il pensiero novecentesco ha reso molto più fluidi e indefiniti i confini fra “bene” e “male” e questo rende se possibile ancora più attuale il tentativo del dottor Jekyll di isolare almeno una delle due estremità in cui sembra dividersi l’anima umana. Cos’è il male? È interessante leggere nella prefazione dello stesso autore che Stevenson non identifica il male con la voluttà o, semplicemente, con il cedere ai propri istinti, ma è alla ricerca di qualcosa di più atavico... una certa luce negli occhi, un atteggiamento che potrebbe essere nominato in tanti modi e che lambisce i concetti di “viltà”, “egoismo”, “disprezzo”, “odio”, “invidia” eccetera, ma che non può in nessun modo essere riassunto da nessuno di essi. Il male è forse qualcosa di innominabile e inesprimibile, tanto quanto il bene o il concetto di divinità. Per questo il romanzo, e così sarà lo spettacolo teatrale che da esso verrà tratto, è allo stesso tempo sia un viaggio di alcuni personaggi all'interno di una storia, sia una ricerca profonda nell’animo umano sui fondamenti della nostra natura, estremizzabili in “bene” e “male”. Se Hyde viene descritto come il “male assoluto”, Jekyll è invece un normale cittadino inglese di fine ‘800, alla costante ricerca di un equilibrio fra la morale pubblica, i propri istinti e la propria etica personale. Insomma, non è il “bene assoluto”, ma “la normalità”. Questo è molto interessante perché sta a significare che lo sdoppiamento non avviene separando due assoluti, ma isolandone uno solo, quello negativo. Come se solo l’indagine dell’oscurità potesse dirci qualcosa sulla luce. E anche lo spettacolo sarà così: un viaggio nel buio dell’uomo ottocentesco e dell’uomo di oggi, che forse ci farà scoprire, di rimando, anche qualcosa di fondamentale sulle sue e le nostre virtù.
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