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sbf salvobuonfine (bisognerebbe anche occupare le banche)

BARTOLI / BRESSAN
Regia: Lorenzo Bartoli
Drammaturgia: Lorenzo Bartoli
Attori: Lorenzo Bartoli
Trailer: Link
Anno: 2014


Generi: Prosa, Performance

Tags: banche, padre, figlio, lutto, generazione

Nasce da una reazione, dalla perdita, dalla morte,
dall’assurda condizione disumana di necessaria lucidità,
quando non ci sarebbe nulla di più umano che perdersi nel dolore.
Da una grande amarezza e dal tentativo di addolcirla
con il pretesto di una grandiosa incazzatura.

E’ un monologo/performance che prevede in alcune parti il coinvolgimento del pubblico. L’attore individua tra gli spettatori il Padre e il Figlio ai quali consegna una lettura da leggere in un rito che, come ironica messa profana, si rifà al linguaggio biblico. Una domanda resta sospesa: Padre, dov’è la salvezza? Poi l'inganno; un personaggio ambiguo sottopone il Padre ad una singolare ipnosi costringendolo, con un cialtronesco raggiro, a firmare un mutuo trentennale. Seguono giorni kafkiani in cui, dopo la morte del padre, un figlio è costretto a sempre più inquietanti dialoghi con funzionari di banca, notai, cancellieri e assicuratori. Spinto dalla rabbia e dal dolore, nei pochi momenti di pace, punta il dito contro i responsabili: entità senza faccia in grado di far funzionare la repubblica burocratica in cambio di stipendi fissi e carriere. Infine una lettera al padre, tra adulti. La salvezza è uno spiraglio nelle scelte che l’uomo decide di compiere? Il resto è privato.

Perchè questo titolo? Salvo buon fine è una clausola che appartiene alla tecnica bancaria. Ma cos’è per chi non si intende di economia e finanza? Mi è chiaro quando penso ad un padre che salva il buon fine del figlio. E mi è chiaro anche il suo opposto, che interpretando “salvo” come “eccetto”, salvo buon fine allora non contempla speranza, tutto tranne il buon fine. Ecco, come di fronte alla perdita improvvisa del padre.
Bisognerebbe anche occupare le banche: un sottotitolo preso in prestito da un altro sottotitolo, esattamente così com’è. Un omaggio all’opera di Luciano Bianciardi, è lui che sottotitolò così Le cinque giornate. “...lascino perdere i giovanotti con il ritratto del Che Guevara in camera,... gli istituti universitari, ma si concentrino sulle banche e sulle televisioni, i centri del potere economico e dell’informazione: sono quelli gli obiettivi sui quali concentrarsi se si vuole fare davvero la rivoluzione.” Era il 1969.

Altri crediti: di e con Lorenzo Bartoli
suoni e musiche originali Massimiliano Bressan Massimo Valerio
luci Dardo Gabriel Fernandez Franco
scena Manuela Savioli

Produzione: Acti Teatri indipendenti

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Il gruppo nasce dalla collaborazione di varie individualità con l'obiettivo di innescare un processo creativo nell'unione di parola, immagine e suono. Lorenzo Bartoli (attore, autore) e Massimiliano Bressan (sound designer) hanno iniziato la loro ricerca autoriale di interazione tra parola e suono nel 2014, presentando Salvobuonfine (bisognerebbe anche occupare le banche), successivamente L’inscatolasalmoni del Quebec per poi avvicinarsi nel 2022 ad un testo del repertorio poetico, La Notte di Dino Campana. Lorenzo Bartoli è un attore diplomato alla Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino. Negli ultimi anni cerca di coniugare al percorso di attore la sua vocazione autoriale. Come interprete ha lavorato tra gli altri con Jurij Ferrini, Valerio Binasco, Luca Ronconi, Gabriele Vacis, Carmelo Rifici, Mauro Avogadro, Beppe Rosso, Michele Di Mauro, Leonardo Lidi. Ha collaborato e collabora con le compagnie A.M.A. Factory, Corps Rompu, Proprietà Commutativa, Accedemia dei Folli. Partecipa a produzioni radiofoniche e cinematografiche. Da alcuni anni si impegna in progetti laboratoriali di inclusione sociale. Massimiliano Bressan alterna la sua ricerca come compositore a collaborazioni come sound designer con Tangram Teatro, A.M.A. Factory, Domenico Castaldo, Tpe teatro Piemonte Europa. Gli elementi di scena e i progetti visivi sono creati da Manuela Savioli (artista visiva), che dal 2004 compie una personale ricerca attraverso la scultura, il disegno e l’installazione, sviluppando anche progetti scenografici per coreografi e compagnie teatrali. Davide Rigodanza (light designer) ha lavorato tra gli altri con Teatro Giocovita, Balletto teatro Torino, Maurizio Patella, Domenico Castaldo, Teatro Stabile di Torino.
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