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Rewind, omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch

Deflorian/Tagliarini
Regia: Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Drammaturgia:
Attori: Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Anno: 2008
una coproduzione
Planet 3 e Dreamachine
con il contributo dell’ Imaie
e la collaborazione di Area 06-Roma, Rialto Santambrogio, Roma, Florian TSI, Pescara, Centro Artistico Grattacielo, Livorno, Armunia-Catiglioncello

1978. Café Müller di Pina Bausch. Un infarto teatrale nel mondo della danza. Un evento artistico, un pezzo di storia dell’arte del ‘900.
Per tutti noi – troppo giovani allora - Café Müller è stato una pietra di paragone, un mito, una frase fatta. A distanza di trent’anni abbiamo preso Café Müller come punto di partenza. Quell’oggetto oggi è inevitabilmente altro: il tempo trasforma, cancella, confonde e l’idolo, intoccabile e mitizzato si frantuma, rimangono le sacre macerie. Finalmente le macerie. E allora è possibile camminare tra queste macerie, prenderne in mano una, guardarla da vicino e frantumarla ulteriormente. E’ possibile finalmente ridere. Con quello che resta è possibile fare tutto.
“Ogni uomo uccide ciò che ama” canticchiava Jeanne Moreau in un film di Fassbinder. Un lavoro sui tradimenti della memoria quindi, un tentativo di re-invenzione fatto di continue interruzioni, da miriadi di piccoli racconti collaterali tra autobiografia e totale fantasticheria. Un improbabile riavvolgimento del tempo, rewind appunto.
Dedicare un lavoro teatrale ad uno spettacolo mai visto non è stata una provocazione, ma una riflessione appassionata . Ci siamo impegnati a raccontare questo miracolo artistico senza mai farlo vedere al pubblico e nel raccontarne la indicibile magia ci siamo ritrovati a parlare di noi, delle nostre famiglie, dei nostri amori e degli inizi e delle fini, di Odissea 2001 di Kubrick e di Mastroianni, di Madonna, dell’11 settembre e di Kennedy. Non per divagare, ma per verbalizzare la nostra esperienza come spettatori di fronte ai suoi lavori e la nostra nostalgia per qualcosa che non può tornare. Ora che Pina Bausch se ne è andata, è rimasta la sua lezione: i suoi spettacoli sono sempre stati cartine di tornasole dell’esistenza, spettacoli fatti per chi li guardava, spettacoli non di intrattenimento ma che volavano via e che avresti voluto durassero giorni e non ore, spettacoli non istruttivi, non critici, non politici, non sociali, spettacoli di spietato antinaturalismo ma da cui uscivi con un rinnovato senso di realtà, spettacoli dove la frammentarietà non toglieva nulla alla fortissima autorialità dell’insieme, spettacoli divertenti e commoventi , spettacoli che univano indissolubilmente umanità e forma. Come non voler fare teatro dopo averli visti? Come non voler fare danza dopo averli visti? Abbiamo dato il peggio, nel cercare di fare degli spettacoli ‘alla’ Pina B., anni di sedie e di sottovesti, anni di micromovimenti e microfoni con fili penzolanti, per poi finalmente dimenticare tutto e cominciare ad assorbire la lezione più profonda e semplice, la solita vecchia lezione di tutti i maestri: non seguirmi, cercati.

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Daria Deflorian e Antonio Tagliarini sono autori, registi e performer che dal 2008 cominciano un’intensa e assidua collaborazione dando vita a una serie di importanti progetti teatrali. Il primo lavoro nato da questa collaborazione è Rewind, omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch (2008). Nel 2009 portano in scena un lavoro liberamente ispirato alla filosofia di Andy Warhol, from a to d and back again. Tra il 2010 e il 2011 lavorano al Progetto Reality che, a partire dai diari di una casalinga di Cracovia, ha dato vita prima all’installazione/performance czeczy/cose (2011) e poi allo spettacolo teatrale Reality (2012). Per questo lavoro Daria Deflorian ha vinto il Premio Ubu 2012 come miglior attrice protagonista. Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni ha debuttato al Festival RomaEuropa nel 2013 e vede in scena anche Monica Piseddu e Valentino Villa. Questo lavoro ha vinto il Premio Ubu 2014 come miglior novità drammmaturgica. Tre dei loro testi sono stati raccolti in un volume, Trilogia dell’invisibile (Titivillus 2014)
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