Regia: Vincenzo Schino
Drammaturgia: Letizia Buoso
Attori: Emiliano Austeri, Marta Bichisao
Altri crediti: coreografia marta bichisao -
suono federico ortica -
scenografia emiliano austeri -
scultura vito sabini / leonardo cruciano workshop -
cura marco betti -
in coproduzione con fondazione pier lombardo / teatro franco parenti -
con il sostegno di terni festival, associazione demetra, stefano romagnoli
Parolechiave:
Produzione: Opera
Anno di produzione: 2013
Genere: Performance
Nel dramma di Amleto la realtà viene messa in crisi e modificata dal gioco della rappresentazione.
In questo primo passo Amleto diventa un dispositivo per la visione.
Non c'è descrizione diretta delle vicende dei personaggi, ma un ingresso letterale nella materia attraverso l'ingrandimento di un dettaglio modellato in argilla bianca in scena: l'orecchio del re. La narrazione si svolge per accumulo di linguaggi e stati di materia, intorno all’avvelenamento del padre Amleto.
La situazione iniziale vicina all’happening in cui una danzatrice dialoga con lo spazio e uno scultore modella realmente il gigantesco orecchio, lascia gli spettatori liberi di muoversi sul palco e toccare con mano l’azione, rendendoli direttamente partecipi della scena.
Improvvisamente lo spazio si trasforma ed è la presenza di una voce umana riprodotta dal vinile, capace di produrre insieme suono e significato, ad attivare trasformazioni di ruoli, entrando sempre più nel cuore del racconto e della dimensione onirica.
I performer sono un uomo e una donna. L’alto e il basso, il maschile e il femminile, XX e XY.
In questo primo passo all’interno di Amleto abbiamo utilizzato il linguaggio della scultura,
dell’arte plastica.
Le parole del poeta connettono continuamente il microcosmo con il macrocosmo.
Scultura e danza sono arti dinamiche, in stretta relazione con la consistenza e il peso
della materia e con la questione del luogo e della vicinanza tra spettatore e performer.
All’inizio era il suono.
Il suono era presso la madre.
La madre era il suono.
(F. Fornari)
Il suono ha avuto il compito di generare un’altra tipologia di corpo. Il corpo dell’assenza.
Attraverso il linguaggio verbale e preverbale abbiamo lavorato sul corpo assente.
Shakespeare ha trasformato la figura del padre morto e assente in uno spettro visibile e
armato, per noi la materia capace di toccare questo problema è la voce.
Informazione riservata agli Organizzatori
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