Regia: Adriana Follieri
Drammaturgia: Fiorenzo Madonna
Attori: Antonio Maione Carmine Paternoster
Altri crediti: Progetto e disegno luci: Davide Scognamiglio Elementi di scena e costumi: Luciano Di Rosa Selvaggia Filippini Supporto scenotecnico: Eugenio Picardi | Lab Art&Craft Registrazioni audio: Luciano Esposito | Groovin Music Studio
Parolechiave: TONINOT, teatro sociale, storia vera, criminalità, redenzione
Produzione: Manovalanza
Anno di produzione: 2015
Genere: Prosa Altro
TONINOT non è solo il titolo dello spettacolo. TONINOT è un nome proprio, contenente nel suono la matrice della terra che lo origina, terra di sud Italia che fa di tutti i nati Antonio dei toni risuonanti a lungo, ben oltre le sillabe del nome, terra di Tonì che echeggiano… ragazzi proiettati in avanti come frecce, accentati pure loro sull’ultima vocale.
Tonino è un nome proprio che a un certo punto, anziché rimbalzare da una voce all’altra si è fermato e ha fatto i conti con se stesso: nome, cognome, terra d’origine, strade e vicoli percorsi, correnti, incontri, scontri, decisioni, gioie forsennate e sbagli irreparabili, fino a diventare TONINOT, nome e parola che si specchia, restituendo allo sguardo un’immagine doppia e multiforme che si viene incontro, resiste agli impulsi di fuga e si scopre profondissima e mai uguale a se stessa.
Come un quadro, questa palindroma e sfaccettata istantanea scattata sull’esistenza, sulle difficoltà delle scelte di un adolescente, sulle inquietudini, le menzogne, i silenzi che possono condurre a delinquere, sulle parole che spingono a riscattarsi, traduce il reale in opera d’arte, il racconto in teatro.
Lo spettacolo TONINOT è dunque la storia vera, raccontata dal protagonista stesso, di un ragazzo che, affidate alla malavita le pulsioni di gioventù, verrà confinato nell'isolamento del carcere per circa vent'anni. Tonino in gioventù riottoso ad ogni regola precostituita, adesso è ribelle al silenzio che conduce all'oblio. Il nostro TONINOT è la ricerca ribelle alle previsioni convenzionali, a tutti i finali già scritti.
Il testo si muove su due livelli: il racconto di aneddoti e memorie fedeli si intreccia a drammaturgie poetiche e visionarie, accompagnando senza soluzione di continuità la narrazione cronachistica in territori astratti, ora epici, ora di spiazzante semplicità.
La regia traduce sguardi, cronache e punti di vista in una dinamica scenica a due: Tonino e il suo giovane alter ego, compattati in un solo multiforme personaggio, specchio di se stesso e dell'Italia malavitosa degli anni '80; specchio di una vita fatta di scelte e sottoposta ad una legge che è uguale per tutti. È da questo avvilente collettivismo che cerchiamo di guardare l’individuo, ché non ci interessa il reato ma il rito, umano, profondo e silenzioso, rito che nessuna riforma ha mai pensato di disciplinare.
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