Regia: Stefano Scandaletti
Drammaturgia: Alessandro Cinqugrani
Attori: Anna Tringali, Giacomo Rossetto
Altri crediti: Elementi scenici Ilaria Magrin Assistente alla regia Mario Scerbo Direttore di scena Davide Baba Babolin Falegname Antonio Zonta
Parolechiave: medea, euripide, seneca, coppia, teatro bresci
Produzione: Teatro Bresci
Anno di produzione: 2015
Genere: Prosa
Proporre nuovamente la tragedia di Euripide, di Seneca, senza interrogarci su chi potrebbe essere Medea oggi sarebbe un’impresa poco utile. Perciò, lasciandoci ispirare dai fatti di cronaca, si analizzano le cause, le dinamiche famigliari ricorrenti — abbandoni, tradimenti, separazioni — nelle quali i figli diventano oggetti da contendersi per ottenere vendetta. Ci si domanda quali forze portano una donna a ricorrere alla collera violenta o al calcolo cinico, e quali sono quelle intime e lente macerazioni che la spingono verso l’orrore. La “tragedia d’amore” raccontata a due voci — lei e lui, Medea e Giasone, in tempi che mai coincidono tra loro — recita il linguaggio del passato attraverso gli altoparlanti di un’emittente radio. Un radiodramma. Ad ascoltarlo c’è una donna che, travagliata dal dolore, trascorre uno dei suoi tanti giorni, in solitudine. In un intreccio di linguaggi e di epoche, gli attori si muovono sulla scena replicando dal vivo i suoni, amplificati e non, e dando vita alle ombre presenti nella mente della nostra Medea; una madre alla ricerca di una verità che vuol essere coinvolgimento e formazione della coscienza degli spettatori di oggi. Infanticida? Sta a noi abbandonarla, eliminarla, nasconderla oppure arrischiarci a penetrare nel suo cuore per comprendere che quel picco di violenza è un processo doloroso che tutta la società dovrebbe scontare.
Informazione riservata agli Organizzatori
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