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Stabat Mater

Lost Movement

Genere Danza
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Regia: Nicolò Abbattista

Drammaturgia: Christian Consalvo

Attori: Arianna Cunsolo

Altri crediti:

Parolechiave: Stabat Mater, Pergolesi, Madre, Pietà, Lutto

Produzione: Lost Movement

Anno di produzione: 2021

Genere: Danza

“Sta la Madre dolorosa presso il legno lacrimosa mentre pende il Figlio.” scrive Jacopone da Todi nel canto liturgico Stabat Mater, composizione che ha ispirato il progetto coreografico.

Un verso straziante per la forte crudezza, ricco di suggestioni e parole evocative, che al suo interno racchiude il senso di perdita e di dignità di tutta la preghiera.
Singolare e significativa è la scelta del verbo iniziale quello che apre il lungo martirio di questa donna: “Sta”.

Ed è proprio sul concetto di “stare” che si concentra il processo di ricerca. Una stasi che lentamente crepa il corpo e l’anima, mentre si cerca di resistere al collasso, a questo vuoto dilagante che invade e trascina sempre più giù.

La musica, composta appositamente per la performance, è una riscrittura inedita dello Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi. Una riscrittura in cui del classicismo originale rimane soltanto l’eco lontano mentre si viene guidati in scena da suoni stridenti e beat ossessivi.

Maggior parte del materiale audio è rielaborazione o modifica dei campioni audio originali, persino le parti più ritmiche e percussive hanno avuto origine da questo. Se la prima parte antecedente allo Stabat è aritmica e sospesa, a parte brevi momenti incalzanti, il resto dell’opera musicata è una ripresa dei timbri del 700’; gli archi, il clavicembalo, i fiati, le voci e l’organo. Questi timbri vengono però stravolti da una serie di processamenti quali distorsione e sintesi granulare per aggiungere una pasta contemporanea. Gli stessi modelli armonici hanno spesso un forte richiamo armonico alla scrittura tardo barocca che però sempre più frequentemente viene rimodellata secondo canoni e forme moderne.
Insieme alla danzatrice si vive un momento di sospensione e spaesamento: una velocità incalzante, un dolore che rimane, un’elaborazione del lutto irraggiungibile, un’inaspettata ricaduta.

Nel dolore si sta, il dolore si guarda, si osserva, fino alla fine.

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