Regia: Marco Guarrera
Drammaturgia: Camila Chiozza
Attori: Camilla Zecca
Altri crediti: cura del movimento: Vito Cassano musiche originali: Lorenzo Danesin performer: Camilla Olimpia Zecca ideazione e realizzazione scene Marco Guarrera e Camila Chiozza animazione ombre: Marco Guarrera e Camila Chiozza maschera: Fiammetta Mandich
Parolechiave: Mitologia, Minotauro, Teatro di Luce e Ombre, Danza, Artigianato
Produzione: produzione Malombra con il supporto di TRAC 2023 (Ruvo di Puglia, Taranto) in collaborazione con Bluemotion Theatre, Angelo Mai - Roma, Margine Operativo, Attraversamenti Multipli
Anno di produzione: 2025
Genere: Danza Teatro-danza Figura
Lo spettacolo che vogliamo realizzare trae ispirazione da Il Minotauro di F. Durrenmatt, racconto breve sul mito del Minotauro e della sua prigione, il labirinto di Cnosso, le cui pareti sono ricoperte di specchi. Durrenmatt racconta il mito attraverso gli occhi del Minotauro, metà uomo e metà bestia, un essere fragile, incapace di interpretare la realtà e le proprie emozioni. Sono oggetto del nostro studio anche altre versioni contemporanee del mito, come il testo teatrale “I re” di Julio Cortazar e il racconto breve “La casa di Asterione” di J. L. Borges. In queste versioni il Minotauro non è più un mostro che mangia carne umana, ma una vittima del pregiudizio verso ciò che è diverso. Il minotauro è l’essenza del diverso e di come ci approcciamo al diverso. Lui guarda il mondo con gli occhi di un bambino, non ha elementi per decifrare quello che gli succede e le emozioni che prova, ma a differenza di un bambino non potrà crescere e imparare a interpretare il mondo, perché in quanto diverso, in quanto bestia, verrà ucciso. Nel Minotauro non vediamo solo la figura mitologica con corpo di umano e testa taurina, ma anche una rappresentazione simbolica del sé, oscuro, brutale e violento che ogni essere umano possiede. Il Minotauro è, così, quella parte di noi nascosta e difficile da affrontare e comprendere. E’ quello spazio misterioso che ci ricongiunge con la profondità dell’inconscio, è rinchiuso in un labirinto che con i suoi intrichi e sovrapposizioni ricorda un po’ la forma del cervello. Il labirinto pieno di specchi è simbolo di un intero mondo di illusioni e solitudini, dove la conoscenza di sé stessi è quanto mai difficile e la diversità si paga spesso con l’emarginazione. E il Minotauro, con la sua innocente euforia che si trasforma in sangue e violenza, con la sua disperazione che si fa morte, diventa l’emblema di tutte le vite non vissute, delle speranze inespresse, delle colpe inconsapevoli.
Messa in scena
Stiamo lavorando per realizzare uno spettacolo di luci e ombre, lo spazio scenico è abitato da una performer che interpreta tutti i personaggi e da due animatori d’ombre, che manovrano la macchina scenica utilizzata per crearle e molto spesso sono visibili dal pubblico in quanto rappresentano Dedalo, l’inventore di corte del regno di Creta, creatore di vari marchingegni, i quali hanno un’influenza determinante nella vita e nella morte del Minotauro.
Tre grandi schermi mobili compongono i vari luoghi del labirinto. Lo spettacolo si svolge su una partitura musicale e coreografica senza l’utilizzo di parole, la narrazione avviene attraverso una drammaturgia di immagini evocative, in cui l’ombra del minotauro, moltiplicandosi sui vari schermi, vuole essere un parallelismo con l’immagine riflessa negli specchi che compongono il labirinto.
Lo spettacolo non p ancora completo, potrà debuttare dopo giugno 2025, avraò una durata di circa 45 minuti
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