Regia: Tommaso Cavalcanti
Drammaturgia: Giulia Cermelli
Attori: Tommaso Cavalcanti Tereza Moulisova
Altri crediti:
Parolechiave: danza, abitativo, casa, performance, documentario
Produzione: Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi Circuito CLAPS
Anno di produzione: 2023
Genere: Danza Teatro-danza
THE SOFA nasce come un progetto site specific da mettere in scena in luoghi abbandonati, case sfrattate, luoghi che sono stati tolti all’abitare all’interno del contesto urbano. In scena un divano, il centro e l’inizio della coreografia, con una planimetria disegnata per terra, dove i performer si muovono seguendo le parole delle interviste che verranno usate al posto della partitura musicale in scena. Le interviste, infatti, sono la spina dorsale del progetto, ed evolvono con noi, durante ogni residenza, in ogni città, andando dalla dimensione intima (cos’è casa per te), a quella strutturale (quali sono le criticità relative all’abitare di questo luogo specifico?). Lo scopo di quest’opera è di ripensare lo spazio come elemento narrativo e poetico, ma anche quello di portare in giro le storie raccontate, di problematizzarle senza didascalia ma attraverso il gesto poetico, di far vivere, attraverso la danza, le case distrutte per sempre.
Il progetto segue due direzioni di ricerca: quella coreografica e recitativa, e quella documentaristica e architettonica. La drammaturgia del progetto, in breve, è la seguente: Il divano è il fulcro della scena, i performer lo abitano e lo condividono come una coppia comodamente seduta nel loro salotto, ma, piano piano, arriva il disagio dello stare, e diventa impossibile la normale convivenza, seduta, comoda. Ecco quindi il personaggio di un agente immobiliare, che monologa e sproloquia immergendoci nella sua fantasia di case da sogno. Poi compare nello spazio una planimetria e il tentativo di abitarla, di renderla casa con dei gesti propri, con la relazione con l’altro, attraverso l’ascolto delle parole delle interviste che ci attraversano, ascolto che non tanto limita ma suggerisce. E il ricordo, la perdita, il tentativo di riabitare qualcosa di svuotato della sua natura di rifugio sicuro.
La parte documentaristica è sempre in corso e siamo arrivati ad avere un fulcro di interviste e di testimonianze che sarà poi completato, in ogni città, da interviste sulla città stessa, sul suo cambiamento e sulla sua gentrificazione, per rispettare appieno la natura di site-specific del progetto e per renderlo più vicino al pubblico, per creare un dialogo, e un’azione specifica sulla realtà circostante.
Infine, la cornice teatrale del pezzo vede come fulcro l’impersonificazione della parola dell’altro, attraverso il doppiaggio muto e una traduzione fisica delle parole, che da registrate diventano vive in scena, per poi, alla fine, essere strappate ai performer e tornare delle parole esterne.
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