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Questa è una versione ridotta della scheda spettacolo inserita da Sonar.
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DOWN

Collettivo Clochart
Regia: Michele Comite
Drammaturgia: Michele Comite
Attori: iorgia Benassi, Viviana Pacchin, Michele Comite
Anno: 2022
Adatto a: per tutti
Note di Regia
Il filo conduttore di questa produzione sono le relazioni, intese come rapporto personale con le emozioni, il tempo e la diversità, che portano ognuno di noi a conseguenti re-azioni. Di fronte alla cosiddetta “diversità” ci si trova inevitabilmente a decidere cosa sia normale e cosa no, ad agire con estrema cautela, quasi impauriti dall’altro. Attraverso “DOWN” si vuole invece indagare il vero significato di abilità e di disabilità, non riferito alla condizione genetica o alle capacità fisiche, quanto piuttosto alla consapevolezza e alla gestione delle emozioni.
Quanto sappiamo riflettere su questo aspetto? Quanto ci riteniamo abili all’ascolto e pronti ad accogliere e vivere la vera bellezza? Ci renderemo conto che, a prescindere dal numero dei cromosomi, siamo tutti diversamente abili, diversamente normali o normalmente diversi.
La drammaturgia, inedita, nasce dalle testimonianze di madri, padri, fratelli, sorelle e amici di persone con sindrome di Down Sul palco si intreccia un il rapporto tra Giorgia Benassi e Viviana Pacchin, danzatrice professionista della compagnia.

Lo spettacolo
DOWN è una storia di paura perché è nella paura che i bambini sviluppano il coraggio.
La storia narra della paura di una madre di mettere al mondo una figlia con la sindrome di Down, e del coraggio di una figlia di affrontare le paure a cui la vita la sottopone.
Down non è solo una storia di paura e coraggio, ma è anche una storia d’amore, fatta di pazienza e di ascolto, in cui la bellezza giace nelle carezze e nei silenzi.
Lo spettatore si troverà dentro le mura di una casa, forse di molte case, al cui interno si celano le nostre fragilità - vederle, forse, ci può aiutare a trovare il coraggio di prendersene cura, senza giudizi e rifiuto alcuno.

L’intervista alla madre che ha ispirato la produzione
“Già mi vedo i volti imbarazzati degli altri genitori, ammesso che vogliano vederci, che non sanno cosa dire, temono di risultare fuori luogo, di offendere e sbagliare.
La paura di potermi trovare davanti a un bivio, di dover scegliere se abortire o no, era tanta. La sindrome di Down l’abbiamo scoperta alla nascita ed è stato mio marito, che era già stato informato dai medici, a comunicarmela, dicendomi all’inizio che avremmo dovuto fare la mappa cromosomica di Tommaso, che forse aveva qualche problemino al cuore. In un attimo ho capito che mi sarebbe crollato il mondo addosso. Una persona Down, dal vivo, io non l’avevo mai vista. O semplicemente non l’avevo mai notata.
Mio figlio è sano, fa una vita normale. Ma è chiaro che ha tempi di apprendimento più lunghi rispetto ai coetanei, non capisce quando viene sgridato e pensa di poter chiudere la questione ripetendomi che mi vuole bene, ha alcune difficoltà cognitive che gli altri non hanno. Ecco perché, con mio marito, ho scelto di non immaginarmelo da grande, di non interrogarmi troppo sul suo futuro, di andare avanti giorno per giorno, passo dopo passo”.
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