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Amelia

ZEROGRAMMI

Genere Danza Teatro-danza
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Regia: Edoardo Sgambato e Priscilla Pizziol

Drammaturgia: Edoardo Sgambato e Priscilla Pizziol

Attori: Edoardo Sgambato e Priscilla Pizziol

Altri crediti: costumi Mariangela Di Domenico musiche e sound design Walter Laureti con il sostegno di TAP_Torino Arti Performative, Regione Piemonte, MIC_Ministero della cultura.

Parolechiave: Cura, fragilità, ricordo, memoria, tempo

Produzione: Zerogrammi

Anno di produzione: 2023

Genere: Danza Teatro-danza

AMELIA è un elogio alla fragilità, un invito a immergersi nella dimensione del ricordo e a lasciarsi attraversare dal senso di vuoto che deriva dalla sua perdita.
Due corpi abitano una sedia sola; raccontano la storia di una vita insieme, condividendo la propria solitudine e cercando di trattenere vissuti, mondi e tempi passati. Il (non) racconto prosegue per frammenti confusi; un flusso costante di memorie - e non memorie - a cui i due attori tentano di aggrapparsi. I corpi si sfiorano, si incastrano, si sostengono e si aggrappano l’uno all’altro, nel tentativo di trattenere il ricordo, di non perdere quei piccoli gesti all’interno dei quali riconoscere se stessi.
La storia si muove ipoteticamente in diversi spazi, ma in realtà ne vive solo uno, la sedia. Un unico oggetto come punto di riferimento a cui tornare per ricomporre il proprio passato e capire il presente. La sedia esiste, respira, conosce ogni segreto; diventa il luogo capace di custodire confusioni e sentimenti.
IL PAESAGGIO SONORO è lo spazio armonico in cui dialogano passato e presente.
Il mare è rappresentato in tutta la sua fragilità. È un mare desolato, vuoto e pericoloso. Non è il mare estivo e piacevole, ma il mare di tutto l’anno. È un mare che uccide chi lo attraversa eppure cura e culla l’uomo; il mare che stiamo distruggendo dal punto di vista ambientale. È il mare di tutti ma allo stesso tempo di nessuno.
Il moto perpetuo della risacca apre la porta al sogno, alla possibilità onirica di dimenticarsi del presente. Nell’ipnosi ritmica che richiama il dondolio placido dell’acqua, la fatica può liquefarsi e lasciare finalmente spazio al riposo.

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