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Sanpapié

Genere Danza Teatro-danza Performance
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Regia: Lara Guidetti

Drammaturgia: Saverio Bari in collaborazione con Gianluca Bonzani

Attori: Sofia Casprini, Gioele Cosentino, Matteo Sacco

Altri crediti: Coreografia Lara Guidetti Interpreti Sofia Casprini, Matteo Sacco, Gioele Cosentino Elaborazioni sonore Marcello Gori Maschere Maria Barbara De Marco Scenografia Maria Croce Costumi Fabrizio Calanna Con il sostegno di MiC - Ministero della Cultura

Parolechiave: performance, danza, solitudine, maschera

Produzione: Sanpapié

Anno di produzione: 2023

Genere: Danza Teatro-danza Performance

Lo spettacolo si ispira all’auto-biografia di Dennis Nilsen, omicida seriale inglese, che svela con dovizia di dettagli i suoi 12 omicidi tra emozioni, ragioni e rigorose ritualità. La banalità crudele della solitudine, l’assenza di libertà personale, nell’Inghilterra dei primi anni ‘80 dove sfilano icone, giovani in fuga e l’omosessualità rimane antitesi della normalità famigliare, collocano l’orrore nella cornice della quotidianità.
È la notte di Natale, la paura del vuoto e dell’abbandono schiaccia la mente e fa schizzare i pensieri in cerca di una soluzione: guarda quel giovane nel suo letto e pensa: “deve restare!”. Un corpo vuoto, a disposizione… Ed ecco che la fantasia diventa reale, il “mostro” entra in azione e uccide, e Nilsen trattiene con sé il corpo, lo inserisce in un presepe dell’orrore, conservato per l’imitazione della normale vita domestica e con lui convive. Ma il tempo consuma i resti e rinnova la necessità. E allora ancora, 11 volte ancora.
La drammaturgia è strutturata secondo un modello di scrittura cinematografica che accosta frammenti e ripetizioni in maniera non lineare: questo per dare conto della scissione psichica del protagonista e della serialità del rituale. La drammaturgia sonora è composta da brani sempre connessi con la biografia di Nilsen o con gli anni della sua vicenda, nella quale si insinua il sound design che rielabora il sonoro per distinguere gli ambienti e per calare la danza nella concretezza dell’azione.
In scena tre danzatori, due uomini e una donna di età diverse, che indossano per l’intera durata della performance la stessa maschera integrale: sono le tre differenti anime e funzioni di cui parla l’omicida riferendosi a sé stesso nel corso della vita. La coreografia si articola in un capovolgimento costante dei ruoli attivo, passivo e osservatore dell’azione danzata, elaborando il meccanismo di passività/reattività come forma sia estetica che poetica. L’assenza di attività muscolare, il rapporto col peso e con il movimento scheletrico del corpo, proprio e dell’altro, la caduta, la ripetizione, la
manipolazione punteggiano una partitura di movimento eclettica che si sfida nel cambiamento rapido e velocissimo degli ambienti secondo un criterio di montaggio cinematografico. Il ripetersi di scene, movimenti e paesaggi sonori con piccole ma costanti variazioni interne ricostruisce il complesso percorso che Nilsen compie nella propria quotidianità fino al punto ultimo e necessario, lo svelamento, la caduta della maschera, per l’inevitabile confronto con quella società che potrà così esorcizzare il male additando e imprigionando il mostro, e trasalendo per il suo aspetto così normale, così comune.

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