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La tragedia di Riccardo III o della morte e altri inganni

Gianluca Bonagura

Genere Prosa
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Regia: Gianluca Bonagura

Drammaturgia: Gianluca Bonagura, Elvira Buonocore

Attori: Edoardo Sorgente

Altri crediti: aiuto regia Simone Di Meglio disegno luci Andrea Iacopino disegno sonoro Simone Battaglia costumi Anna Verde maschera Robin Summa

Parolechiave: Riccardo III, Shakespeare, falsepartenze teatro

Produzione: falsepartenze teatro in collaborazione con Casa del Contemporaneo e Nostos Teatro

Anno di produzione: 2023

Genere: Prosa

Nel Bardo Thodol, il libro tibetano dei morti, il tema centrale è il bardo, ovvero quello che secondo la cultura buddista è lo stadio intermedio che l’anima cosciente vive dopo la morte o meglio, tra la morte e la rinascita. Secondo questa teoria, dopo la morte: «la mente rimane nella continuazione della vita appena conclusa. Si ritorna nei posti e dalle persone conosciute, apparendo immediatamente in qualsiasi posto si pensi». È in questo stadio, il bardo appunto, che abbiamo voluto precipitare Riccardo.
In questa riscrittura, il tempo, e in particolare il tempo della morte, diventa il protagonista assoluto e il disegno che ne viene fuori non ci mostra semplicemente la vicenda umana e politica di Riccardo III ma ha l’ambizione più sottile di delineare la sua lotta col destino, il suo gioco sulla scacchiera del suo mondo.
Dal puto di vista drammaturgico, raccontare l’attimo della morte di Riccardo — il suo passaggio — ha voluto dire sovvertire la logica del classico flusso narrativo ed approdare ad nuovo spazio/tempo, quello della memoria, del sogno, quello in cui le illusioni sono più vive, dove le finzioni sono palpabili e si riesce a toccare con mano l’ambizione segreta, il diniego, lo sforzo, l’abnegazione di un personaggio umano così umano da sentirlo profondamente vicino a noi, al nostro vivere, alla nostra epoca. Un’epoca segnata dal dilagare del capitalismo, basata e costruita sull’arrivismo sociale, in cui l’ombra del fallimento echeggia sulle teste di tutti come uno spettro, dove i veri fantasmi hanno corpi vivi e pensieri superbi, voci docili e denti affilati. A questo macro-tema si legano altre tematiche più sottili, presenti ma visibili in filigrana, come quella dell’esclusione e del fallimento. Riccardo è un’escluso e in quanto tale fa di tutto per rientrare nella cerchia degli eletti, la sua brama di potere è anzitutto figlia di una rivalsa sociale — e quindi familiare. L’ambito trono altro non è che la ricerca concreta di un riconoscimento unanime della sua bellezza. Riccardo vuole essere amato. Le trame che lo conducono alla ricerca di questo amore sono fitte di omicidi e assassinii. E il riconoscimento, la corona, il trono, anche quando arrivano non hanno il sapore che lui immaginava o forse intimamente desiderava che avessero.
Tragico e comico, bello e brutto, falso e vero vanno continuamente di pari passo in questo testo costruito sui contrasti che, mostrandoci il destino di un uomo arrivato alla morte, ci parla immancabilmente di vita. È così che ho provato a intravedere, in chiaroscuro, nascosto tra le sue stesse ombre, l’anima di questo personaggio.

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