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R.I.P. IT o della Nera Signora

Marco Intraia

Genere Teatroragazzi (10-99) Figura
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Regia: Marco Intraia

Drammaturgia: Marco Intraia

Attori: Alessia Candido, Esther Grigoli

Altri crediti: ideazione Alessia Candido, Esther Grigoli, Marco Intraia drammaturgia e regia Marco Intraia recitazione Alessia Candido ed Esther Grigoli costruzione sagome Alessia Candido collaborazione all’ideazione Alessia Martinelli produzione Teatro Popolare Poetico con il sostegno di Re.Te. Ospitale 2021 di compagnia teatrale Petra e del Comune di Satriano di Lucania, con il supporto tecnico di Teatro Gioco Vita

Parolechiave: ecologia, sorellanza, Terra, ombra, sogno

Produzione: Teatro Popolare Poetico - con il sostegno di Re.Te. Ospitale 2021 di compagnia teatrale Petra e del Comune di Satriano di Lucania e con il supporto tecnico di Teatro Gioco Vita

Anno di produzione: 2022

Genere: Teatroragazzi (10-99) Figura

Lo spettacolo affronta, oltre che la tematica della morte, anche quella del disastro ambientale e del rapporto con il nostro pianeta.
Si parla di crescita, di vita e morte, di sogni e incubi. Una fiaba luminosa e ombratile, una dedica alla Natura, al coraggio e alla vita. Due sorelle sognatrici vivono in un bunker sotto terra sopravvivendo con la loro fantasia. Uno spettacolo delicato e poetico, ecologico e potente per disegnare speranze e desideri di un futuro terrestre.
Siamo in un futuro distopico. Le protagoniste sono due adolescenti, di diciotto e quindici anni: Eva e Nina. Sono chiuse in un luogo sotto terra da quasi cinque anni a causa di una catastrofe che ha reso difficile la vita umana sulla superficie. Hanno viveri, acqua, elettricità ma le risorse vanno esaurendosi. Sono passati quattro anni e nove mesi dall’ingresso. Il tempo massimo di sopravvivenza in un bunker è di cinque anni.
C’è una radio che riceve frequenze con canzoni e notiziari del passato. Ogni giorno alla stessa ora viene trasmesso l’ultimo notiziario prima della catastrofe.
Nina, come in Cast Away, ha costruito il suo “Wilson”, Oliver, un cane fatto con bottiglie di plastiche e nastro. Eva ha portato con sé nel bunker della terra, dove dorme tutte le notti.
Le due ragazze nel tempo hanno trovato dei modi per combattere la noia creando dei teatrini di ombre di diverse dimensioni con schermi fatti con plastiche, tende, torce e luci.
Il tempo sotto terra ha impedito loro di scolarizzarsi: hanno, quindi, alcune caratteristiche particolari a livello linguistico e cognitivo ed hanno inventato dei modi creativi per nominare le cose (il Blu che suona, la Nera signora, l’Aria che tutto soffoca, il Silenzio del cuore, ecc.).
Inoltre contano i giorni per non perdere la cognizione del tempo ed hanno inventato naturalmente un sistema politico fatto di regole e punizioni.
Per rendere sostenibile la realtà di confinamento, le due viaggiano con la fantasia per sopravvivere e si raccontano diverse storie di come può essere “il mondo là fuori”. Una di quelle storie è la loro preferita. Tramite il teatro d’ombre arrivano ad esplorare e immaginare il “mondo là sopra” per ipotizzare soluzioni e possibilità. E se la morte non esistesse?

Eva è la più grande e la più forte delle due sorelle, la più selvatica, ecologista e
“thumberghiana”. Nina è la più piccola e delicata.
Perché scegliamo di raccontare questa storia proprio attraverso il teatro delle ombre? L’ombra è immateriale, evocativa, evanescente, riconduce al mondo del sogno e dell’ignoto e ben si presta a rappresentare le fantasie, le paure, i desideri delle due giovani.
Eva e Nina per istinto di sopravvivenza si sono rinchiuse nel bunker, reminiscenza della caverna Platonica in cui tutto è Maya, illusione. E incanto, finzione sono le ombre con cui le sorelle giocano e ammazzano il tempo. Ombra è anche il presagio di morte che percepiscono fuori dalla loro tana, un luogo angusto, poco confortevole in cui però si sentono al “sicuro”

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