Regia: Alberto Ierardi, Giorgio Vierda, Luca Oldani
Drammaturgia: Alberto Ierardi, Giorgio Vierda, Luca Oldani
Attori: Alberto Ierardi e Giorgio Vierda
Altri crediti: Tecnica e Disegno Luci: Alice Mollica Costumi: Chiara Fontanella Grafica e Locandina: Riccardo Pratesi e Sue Video: Simone Alderighi Ph: Matilde Meliani Con il supporto di Officine Papage e del Teatrino dei Fondi Primo Studio ospite del Festival Playwithfood di Torino 2021
Parolechiave: Allevamento Intensivo, Cambiamento Climatico, Cibo, Comicità, Tavola
Produzione: La Ribalta Teatro
Anno di produzione: 2022
Genere: Prosa
Stando a ciò che scriveva Feuerbach nel 1862 “L’uomo è ciò che mangia”, oggi dovremmo essere qualcosa che assomiglia molto ad una creatura obesa, le cui zampe cedono sotto un peso cinque volte superiore alla norma, che vive a pochi centimetri dalle montagne di escrementi che produce solo grazie al fatto di trovarsi costantemente sollevata da terra, in virtù della pressione da ogni lato esercitata da corpi di propri simili e causata del sovraffollamento dell’ambiente in cui vive, in un tempo senza più notti ne riposo. Questa creatura è...uno dei 24 miliardi di polli allevati ogni anno sul nostro pianeta.
Se si aggiungono ai polli i bovini i suini e via dicendo, si stima che il numero di animali allevati al mondo si aggiri intorno ai 60 miliardi di esemplari che ogni anno nascono e muoiono per soddisfare presumibilmente i nostri palati. Un recente studio sostiene che la più rilevante traccia dell’Antropocene sia rappresentata dalle ossa dei polli che stiamo allevando.
Dietro questi numeri così significativi e sproporzionati rispetto al pur crescente aumento degli umani c’è un altro numero un po’ meno famoso che è la percentuale di emissioni prodotta da questa nostra attività di pastorizia. Quasi tutti gli studi sono d’accordo che l’allevamento intensivo (senza considerare l’indotto) è direttamente responsabile del 15% delle emissioni di gas serra, più dei trasporti (11%), più dell’industria metallurgica, siderurgica e molto più delle discussissime ottomila obsolete centrali a carbone. Bisognerà pur mangiare, diranno i praticoni...si, bisognerà pur mangiare, ma come?
Il rapporto tra essere umano e cibo può diventare indigesto. Per questo scegliamo l’ironia come chiave di lettura, affiancando il tema politico-ambientale allo strumento del teatro comico, guardando con rinnovato spirito al precetto Brechtiano di “ricreare il pubblico”: da un lato, lo sbrago dello sghignazzo, dall’altro, l’attenzione civile su un tema globale. Il lavoro si sviluppa in quadri, che, come opere d’arti assestanti e collegate l’una all’altra, possano rappresentare una mappa di quello che è stato finora il nostro rapporto e di quello che invece potrà essere, consegnandoci, con il sorriso, una nuova attitudine. Il percorso creativo è stato compiuto con la volontà di non consegnare al pubblico una morale e un compendio di comportamenti da seguire ma bensì quello di mettere in luce le umane contraddizioni relative alla questione alimentare e di conseguenza capire la modalità con cui possiamo prendere al meglio piena consapevolezza del gravità della situazione.
Informazione riservata agli Organizzatori
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