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TELÈ

Unaltroteatro

Genere Teatroragazzi (6-18) Prosa
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Regia: LORENZA SORINO

Drammaturgia: A. SCOGNAMIGLIO L. SORINO

Attori: ARTURO SCOGNAMIGLIO

Altri crediti: scene Armando Alovisi disegno luci A. Scognamglio musiche Augusto Miccoli, Alessio Palizzi, Stefano Morelli

Parolechiave: viaggio, padre, figlio, Napoli, dialetti,

Produzione: UNALTROTEATRO

Anno di produzione: 2016

Genere: Teatroragazzi (6-18) Prosa

SINOSSI
Telè è la storia di Telemaco D’Amore, ragazzino dei quartieri problematici di Napoli, ennesimo figlio di una famiglia numerosa dove tutti fanno “lavoretti” per portare qualcosa a casa. Il padre di Telemaco è sparito da due mesi per cercare fortuna all’estero e Telè decide all’insaputa di tutti di mettersi sulle sue tracce e affronta un viaggio che lo porta fino in Svizzera, luogo dove spera di trovare il padre. Al suo arrivo scoprirà che la meta è meno importante del viaggio fatto e imparerà a diventare uomo.
NOTE DI REGIA
Il nostro viaggio è ambientato in un “non tempo”, ci sembra di essere negli anni 50 e poi invece un piccolo indizio ci catapulta negli anni 80-90 e poi fino ai giorni nostri, una scelta questa per sottolineare che il viaggio, l’emigrazione alla ricerca di un luogo migliore fa parte della nostra storia da sempre e non sempre alla fine del viaggio e della fatica si raggiunge ciò che si è tanto desiderato, sognato, mitizzato. Telemaco D’amore parte alla ricerca di un padre idealizzato e sognato proprio come il più famoso Telemaco dell’Odissea e proprio come Telemaco trova il coraggio di mettersi in viaggio affrontando il rischio e la bellezza della ricerca. La ricerca del padre, un padre da imitare, un padre da cui imparare, una figura che rappresenta per lui una guida, la possibilità di un mondo diverso dal suo basso “dove il sole non entra nemmeno a mezzogiorno”.
Il padre rappresenta la figura del maestro della guida, che manca troppo nei nostri giorni; i padri sono mancanti, incapaci di responsabilità, i maestri muoiono, le guide che i giovani seguono sono false guide e dunque si rischia di restare fermi ad attendere l’arrivo di qualcuno che forse non tornerà mai oppure, come Telè, si prende il coraggio a due mani e si parte, ci si mette in gioco, per arrivare a scoprire che il viaggio stesso e non la meta, può fare di te un uomo, un padre, un maestro.

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