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Questo è il mio corpo (un'altra Ofelia)

Cult of Magic

Genere Teatroragazzi (14-22) Danza Performance
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Regia: Giada Vailati e Francesco Sacco

Drammaturgia: Giada Vailati e Francesco Sacco

Attori: Giada Vailati e Francesco Sacco

Altri crediti: Coreografia Giada Vailati Musica originale (live) Francesco Sacco

Parolechiave: ripetizione, corpo pubblico, rimediazione, violenza, catarsi

Produzione: Cult of Magic con il supporto di Tagli e Museo Novecento Firenze

Anno di produzione: 2022

Genere: Teatroragazzi (14-22) Danza Performance

Questo è il mio corpo (un’altra Ofelia) nasce da un percorso di ricerca attorno al personaggio di Ofelia, la cui vita e morte raccontano un particolare rapporto con il possesso del corpo, destinato al sacrificio per l’espiazione di peccati altrui. Il suo corpo, come quello di ogni altra ragazza della sua epoca, appartiene al padre, in attesa della scelta di un marito, al quale passerà in consegna. La frizione fra la prospettiva di Ofelia e il mondo circostante crea una sorta di predestinazione investendo la sua morte di un aspetto sacrificale che avvicina il personaggio alla figura di Cristo: la purezza espressa in un mondo contaminato (dai peccati degli uomini o dal “marcio in Danimarca”) fa perdere ad entrambi il possesso del corpo, che da proprietà del padre (biologico per Ofelia, celeste per Cristo) si fa agnello sacrificale, divenendo pubblico. La dimensione dell’abbandono del corpo viene suggerita dallo stesso Amleto, che consiglia ad Ofelia il convento per evitare di mettere al mondo altri peccatori e le chiede di ricordarlo nelle sue preghiere.*
La proprietà dei nostri corpi in relazione ad una dimensione etica, talvolta sacrificale, è all’ordine del giorno: i nostri corpi ci appartengono? Questo è il mio corpo (un’altra Ofelia) mette in scena un rituale di riappropriazione attraverso la perdita: movimento e suono si concentrano sulla ripetizione, creando un loop in cui da soggetto agente il corpo diventa agito. Il corpo perde volontà e intenzione e inizia ad esistere solo all’interno della gabbia del movimento ricorsivo, destinato a ripetersi in un ciclo potenzialmente eterno. Il movimento nasce da passi semplici ripetuti con dinamica crescente, giocato su un loop che è contemporaneamente costrizione e liberazione, perdita del controllo del corpo e riappropriazione, raggiungimento del limite di sopportazione fisica e superamento. Sono conciliabili l’ottica del sacrificio e l’exemplum cristiano con un umanesimo del corpo? Viviamo ancora situazioni un cui corpo e virtù possono confliggere? I nostri corpi ci appartengono?
* “Va' in un convento. Perché ti vuoi fare procreatrice di peccatori? Anch'io son virtuoso abbastanza, e tuttavia mi potrei incolpar di tali cose, da pensar che sarebbe stato meglio mia madre non m'avesse partorito.” 
(Amleto, atto III, sc. 1)
* “Ninfa, nelle tue preghiere, ricordati di tutti i miei peccati.”
(Amleto, atto III, sc. 1)
“Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”
(1Corinzi 11:23)

Lo spettacolo è nato da una commissione di Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze - location dove lo spettacolo è stato presentato in anteprima nel settembre 2021 - ed è stato creato con il supporto di Tagli, realtà curatoriale emergente che ha selezionato il progetto per una residenza creativa. Da allora, nel corso del 2022, la performance conta una decina di repliche in Italia, fra cui segnaliamo Palazzo Te, Mantova, e Vetrina Anticorpi XL 2022, Ravenna.

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