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Orsòla e il pesciolino d'oro

ORTIKA

Genere Teatroragazzi (5-99) Figura
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Regia: Alice Conti

Drammaturgia: Alice Conti e Chiara Zingariello

Attori: Alice Conti

Altri crediti: uno spettacolo di ORTIKA ideazione, regia, spazio scenico e marionette Alice Conti drammaturgia Alice Conti e Chiara Zingariello sguardo Valeria Sacco disegno luci Alice Colla disegno sonoro Dylan Alexander Lorimer in scena Alice Conti co-produzione Teatro della Caduta e Il Mutamento con la complicità di Ferrara OFF e LabArca Milano Finalista Scenario Infanzia 2020 Menzione Speciale Premio "Emanuele Luzzati" per Teatro Ragazzi 2024

Parolechiave: migrazioni, vecchiaia, dialogo generazioni, favola, ricchezza

Produzione: ORTIKA, Teatro della Caduta e il Mutamento

Anno di produzione: 2022

Genere: Teatroragazzi (5-99) Figura

Alla fine della favola Il pesciolino d’oro di Puškin l’anziana moglie del pescatore, spinta da una febbre di accumulo illimitato di ricchezza, ha perso tutto. Ora Orsòla si prepara a pescare da sola, a sopravvivere a se stessa.
Cattura il pesciolino d’oro a cui vuole fare la pelle, lo sventra e vi trova un fagotto avvolto in una coperta termica, una bimba dalla pelle scura. La rianima, la scaccia come un insetto, infine la guarda in viso e la culla.
È la storia di una relazione – inaspettata e indesiderata – che le trasforma entrambe, un rapporto d’amore non convenzionale. Un contatto sconvolgente tra mondi lontanissimi, come possono essere esotiche e tuttavia familiari e intime le relazioni tra generazioni, come tra bisnonna e nipote.
Come tra vecchi e nuovi cittadini, autoctoni e migranti, pescatori e pesciolini d’oro.
L’incontro con l’Altro è sempre uno shock e un rispecchiamento.
Attraverso il linguaggio del teatro di figura e del teatro d'ombre, due marionette ibride a taglia umana e un’attrice cantano una storia contemporanea di solidarietà e convivenza. In un mondo che dondola e periodicamente crolla l’unica ricchezza è quella umana: siamo tutti sulla stessa barca.
Il tema degli indesiderati accomuna l'anziana signora e la bimba.
Lo spettacolo è incentrato sulla relazione con l'altro, il dialogo intergenerazionale ed interculturale, la cura.
È la storia di un arrivo di una bambina-pesce in un Paese lontano, di un lungo viaggio in mare, di una convivenza che si costruisce con difficoltà. Tiene insieme attraverso il linguaggio della fiaba una geografia di tempi e spazi diversi – dal Mississipi al Mediterraneo – e un'unica via di fuga: l'acqua. Attraverso la voce della bimba emergono così anche i canti di liberazione degli schiavi afroamericani.
“La vecchia seduta fuori, vicino al mastello rotto.” così si chiude la favola trascritta da Pushkin che ci ricorda come la ricchezza non dia la felicità e che per essere felici sia necessario scorgere la bellezza in ciò che ci circonda. Accontentarsi. Dare valore a quello che c'è, imparare a prendersene cura. Così l'accumulo famelico di ricchezze non ha minimamente avvicinato Orsòla alla felicità, ma dentro al pesce c'è un tesoro inaspettato. Ripiombata in miseria torna dove il marito ha lasciato i suoi attrezzi dopo averla abbandonata: sulla riva del mare azzurro della favola come un Mar Mediterraneo rotto. Immaginiamo l'anziana moglie del pescatore come una vecchia Europa depressa e abbruttita che non sa di essere fragile, che nella sua corsa all'opulenza ha scordato il valore delle relazioni umane. Nella sua solitudine Orsòla – nomen omen – non aveva mai parlato con un pesce; sulla sua riva i guardiapesca controllano tutto, i pesci si tengono in gabbia e senza licenza non si può circolare. Ma questa pesciolina non sta al posto suo, non si lascia mangiare, non si lascia confinare. Impone la sua presenza libera con la forza ineluttabile della giovinezza, della vita che si rinnova.

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