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Liberamente ispirato a La Maschera Della Morte Rossa di E.A. Poe

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Genere Prosa Performance
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Regia: Simone Corso e Jovana Malinaric

Drammaturgia: Simone Corso e Jovana Malinaric

Attori: Carmelo Crisafulli Giuditta Pascucci Claudio Pellegrini

Altri crediti: Foto di scena Paolo Foti

Parolechiave: Pandemia, Responsabilità, Futuro, Scelta, Comunità

Produzione: Nutrimenti Terrestri

Anno di produzione: 2022

Genere: Prosa Performance

The Mask of the Red Death comparve per la prima volta nel 1842 sul Graham’s Magazine, periodico di Philadelphia di cui Poe era editore.
Il racconto prende luogo dentro gli oscuri giorni della pandemia da Morte Rossa e narra di come il principe protagonista della vicenda, Prospero, passi i suoi cinque mesi di quarantena dentro la sua dimora, attorniato da amici e cortigiani, organizzando feste in maschera e banchetti, incurante della popolazione che giorno dopo giorno perisce fuori dalle mura dietro cui lui e la sua corte sono rinchiusi.
Durante una di queste buffonate, la Morte Rossa, “fatta carne”, si presenta con indosso un sudario macchiato di sangue e una maschera raffigurante il volto di un cadavere a ricordare a tutti i presenti che non c’è muro o privilegio che possa ripararli dal contagio.
Da questa storia prende le mosse “Liberamente ispirato a La maschera della Morte Rossa di E.A. Poe.” Partendo dal racconto dell’autore americano, lo spettacolo prende in esame il personaggio di Prospero quale metafora attraverso cui guardare a noi stessi e al nostro recente vissuto nell’ancora perpetrarsi della crisi pandemica.
Prospero, investito della responsabilità di essere re di un popolo che muore fuori dalle mura della sua roccaforte, è schiacciato tra il ricordo del passato e il sogno del futuro da costruire dopo la quarantena. La sua tragedia si consuma proprio tra questi due poli, rappresentati dai personaggi di Laumone (l’Uomo, lo speziale, la ragion di Stato, la conservazione del prima) e Diana (la Donna, l’amore, le ragioni della persona, la creazione).
“Liberamente ispirato” tenta quindi di tradurre il dramma del principe nel dramma di questo tempo: sognare un domani diverso dopo i giorni tetri della pandemia dovrebbe essere necessità e compito di tutti, ma ciò richiede responsabilità nell’azione e la prima di queste, forse, sta proprio nel riuscire a “vedere il mondo per com’è e amarlo”.

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