Regia: Matteo Gatta e Viola Marietti
Drammaturgia: Viola Marietti
Attori: Viola Marietti
Altri crediti: Dramaturg Gerets (Gabriele Albanese)
Parolechiave: monologo, donna, U35, ragazzi, depressione
Produzione: Tristeza Ensemble - Mismaonda
Anno di produzione: 2020
Genere: Prosa
ALDST è un monologo. ALDST è l'affresco di una ragazza tra i venti e i trent'anni, autodistruttiva e ironica, immatura e incasinata, che tenta di barcamenarsi in quel disastro sconsolante che è la sua vita. È un piano sequenza di tutti i suoi casini, a partire da un pranzo di natale in famiglia passando per i pit-stop deleteri della sua quotidianità, dove ogni giorno lotta grossolanamente contro quell’indefinita zavorra che la trascina sempre in basso, passando per il baratro della depressione, come una sorta di buca del bianconiglio di un Alice sghangherata, alcolizzata, sconsolante, che forse, passando per mondi interiori e immaginari, vedrà alla fine del cunicolo un bagliore di luce di rinascita. Sappiamo tutto di lei: le cose della sua vita che è la vita di tutti, l’amore, il lavoro, la solitudine, la religione, la malattia, che le restituiscono sempre e con gli interessi quel carico di dolore senza nome che si porta dentro come una bestiolina. Ci sono ramanzine, autocommiserazioni, medici con accento tedesco, amici che vivono nella doccia, tremendi postumi dell’alcol, nonne rimbambite e sorellastre, didascalie inopportune, amori catastrofici, mattinate inconcludenti, elucubrazioni senza capo né coda, disoccupazione perenne, somatizzazioni intestinali, amiche sbroccate, un pranzo di Natale, un sacco di pensieri dei vent'anni. Il tutto orbita intorno a quell’ inquietudine, di chi- come me- soffre di adolescenza lunga e sprofonda sempre dentro se stesso, senza riuscire a mettere a tacere il cervello. In estrema sintesi, è una ragazza che cerca violentemente di essere felice e tendenzialmente non ce la fa. Una ragazza che ha tutto ma non ha niente. Solo se stessa. E non sa che farsene. ALDST è un monologo per una sola attrice che fa tutti gli altri personaggi a microfono. Più che raccontare una storia, ALDST dipinge un affresco ludico ed espressionista di una vita. Tra piccole poesie lette dal quadernino con imbarazzo, riflessioni sulla nostra generazione e uno stile di parlato estremamente grezzo che sgomita per andare verso l’alto, tra una parolaccia e una paronomasia Le forme sono a servizio di queste due cose: lo stile poetico-musicale, che evade il realismo di come funziona il parlato della vita, e i contenuti tematici violentemente espliciti. Una via di mezzo tra la stand-upcomedy più becera e una wannabe Sarah Kane. La messa in scena è molto semplice: lucine di natale da quattro soldi, una sedia, un maglione natalizio, una giacca, alcol e sigarette. E delle musiche, da Monteverdi ai The Cure.
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