Regia: Peppe Macauda
Drammaturgia: Peppe Macauda
Attori: Oriana Martucci, Serena Barone
Altri crediti: disegno luci Gabriele Gugliara scenografia Laboratorio Fuori Tema con il sostegno di Spazio Franco
Parolechiave: Carnevale, fragilità, emarginazione, cronaca, donne
Produzione: Santa Briganti
Anno di produzione: 2021
Genere: Prosa
È un silenzio animato di voci che solo lei può sentire, dentro un rito che si ripete, uguale e in crescendo, che conforta e condanna. Padrona di piccole vite, sperduta la sua in un incubo che intravediamo appena. Ha un nome, Maria, che continuamente ripete, una storia che non sappiamo, che non vorremmo sapere, una tenera follia sussurrata a fior di labbra di chi forse troppo ha visto, di chi forse sa, di chi forse ha scelto un luogo ai margini del mondo per catturarne le voci inascoltate come fossero farfalle e custodirne il tesoro, pagando il fio alla normalità oscena che da fuori la chiama, la insulta, la incalza, la chiama “pazza”.
Ma la pazzia è un incanto che da sé si culla, ride, gioca, piange e in quest’incanto immobile scorre l’esistenza di Maria.
In questo tempo sospeso, irrompe - come un petardo, come un proiettile sparato per gioco - una creatura senza nome e il tempo si fa frenetico, febbrile. Una discesa disperante, lo scherzo crudele di chi, già vittima, in un circolo feroce, ha bisogno di un’altra vittima. Una presenza che non vuole niente, solo forse “cinque minuti” per fuggire da un gioco sciamannato, da un carnevale dove ogni scherzo vale, dove qualcuno deve divertirsi a tutti i costi e qualcuno dovrà soccombere.
Ma la pazzia è un incanto che conosce e riconosce il dolore. E ancora culla e ancora ride e ancora …
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