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Caini

I PESCI

Genere Prosa
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Regia: Mario De Masi

Drammaturgia: Mario De Masi

Attori: Alice Conti, Alessandro Gioia, Fiorenzo Madonna, Giulia Pica, Antonio Stoccuto

Altri crediti: elementi di scena Marino Amodio costumi Anna Verde disegno luci Desideria Angeloni disegno sonoro Alessandro Francese assistente alla regia Serena Lauro foto di scena Marco Ghidelli un progetto della compagnia I Pesci produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale in collaborazione con Asilo – ex Asilo Filangieri di Napoli Premio Leo Berardinis 2021 - Teatro di Napoli - Teatro Nazionale

Parolechiave: famiglia, sacrificio, verità, menzogna, arte

Produzione: Teatro di Napoli

Anno di produzione: 2021

Genere: Prosa

I Caini. È il soprannome che il vicinato riserva a un nucleo familiare di persone chiuse e schive,
tacciate dai più di infamia e avvolte da un alone di mistero. Il padre è morto in circostanze poco
chiare, lasciando soli la madre e i tre figli, due maschi e una femmina, a custodia di un segreto. La
ragazza conosce in discoteca un artista, un giovane ossessionato dalla propria ricerca intorno al
concetto di verità e dal processo di creazione di una nuova opera. Se ne innamora e, su pressione
della famiglia, decide di presentarlo ai suoi parenti. Quando il ragazzo entra in casa, i Caini si
ritrovano, loro malgrado, a confrontarsi con la sua curiosità e la sua candida trasparenza che
rischiano di mettere a repentaglio il segreto e l’esistenza stessa del nucleo familiare. La sua ricerca
lo conduce a toccare, involontariamente, il nervo scoperto della famiglia, suscitando così la
reazione violenta dei Caini che li condurrà tutti verso un epilogo tragico e beffardo.

La famiglia di Caini è un nucleo chiuso ed esclusivo, fondato sull'inscindibilità del legame di sangue e intorno a un segreto. Il codice dei Caini impone loro di essere impietosi e di stare uniti. Un ordine condiviso di reticenze e dimenticanze e un orizzonte di senso che si organizzano intorno al mantenimento del segreto. Il sacrificio del padre è fondativo. La sopravvivenza del gruppo dipende da tutto questo. Tutto ciò che è estraneo viene considerato ostile, portatore di una diversità che se non si omologa non viene riconosciuta e va dunque eliminata. L’ingresso di una figura esterna, per tramite della figlia, ha una portata esplosiva per le abitudini del gruppo familiare. Il discorso dell’artista sulla verità e il suo modo di essere - candido, puro, trasparente - aprono una breccia nell’identità monolitica dei Caini e fanno emergere dubbi, fragilità che rischiano di mettere in discussione la stessa presunta inscindibilità del loro patto di sangue. A questo punto lo scontro tra prospettive e modi di stare al mondo diviene inevitabile e riconferma le rispettive identità. La situazione precipita quando l’artista espone la sua visione, l’intuizione che porterà alla prossima opera. La sua ricerca della verità funge involontariamente da “trappola per topi” per la coscienza sporca di sangue dei Caini. Messi di fronte allo specchio e viste smascherate, per puro caso, le dinamiche dell'assassinio del padre, da loro stessi compiuto anni prima, essi rivivono e riattualizzano l’atto fondativo della loro comunità. L’opera dell’artista è innocente e inconsapevole e lo staglia come un eroe dal destino tragico. La mimesi del loro segreto è la goccia che fa traboccare il vaso, che accende la miccia della violenza sacrificale, atto espiatorio che ristabilisce l’ordine del patto familiare. Il sacrificio placa la loro ancestrale sete di sangue e non resta altro che chiedere perdono all’incolpevole capro espiatorio.

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