Regia: Antonio Tancredi
Drammaturgia: Francesca Giacardi, Maria Teresa Giachetta, Antonio Tancredi
Attori: Francesca Giacardi, Maria Teresa Giachetta
Altri crediti: da Hans Christian Andersen Scene e costumi di Valentina Albino
Parolechiave: Anatroccolo, Handersen, brutto, cingo, cattivi, maestri, officine, solimano, giacardi, giachetta, tancredi, teatro, spettacolo, bambini, infanzia, famiglie
Produzione: Cattivi Maestri Teatro
Anno di produzione: 2022
Genere: Teatroragazzi (4-11) Prosa Figura Altro
PRESENTAZIONE
Chi è quell’anatroccolo che scappa dalla sua fattoria, che corre, inciampa, si nasconde? Perché scappa? Il mondo fuori è così grande, forse troppo grande per lui. Ce la farà?
Ce la farà e un giorno, guardando il suo riflesso su uno specchio d’acqua, scoprirà di non essere più quel brutto e goffo anatroccolo, quell’anatroccolo così strano che veniva rincorso e beccato dagli animali del suo stesso cortile. Ma questo lo scoprirà solo dopo un lungo e faticoso viaggio alla ricerca di una nuova casa, di nuovi amici, di qualcuno che lo accolga così com’è.
Per quanto ci si possa credere brutti, o gli altri ci facciano sentire diversi, c’è e ci sarà sempre un posto dove non saremo mai fuori luogo. Un luogo e un tempo in cui scoprirsi dei bellissimi cigni.
Far rivivere questa storia è ricordare a noi stessi il brutto anatroccolo che eravamo, perché in fondo tutti lo siamo stati, senza dimenticare che c’è sempre un cigno dentro di noi e che vale sempre la pena cercarlo e farlo venir fuori.
NOTE DI REGIA
Il nostro brutto anatroccolo non si discosta dal racconto di Andersen. Le vicende che riportiamo sulla scena corrispondono in gran parte a quelle del racconto. Ma come sempre la scena offre la possibilità di farle rivivere in maniera diversa. Il punto di vista scelto per raccontarla è quello di chi l’ha incontrato. C’è chi ne conserva un bel ricordo, chi è contento che sia andato via, chi ne sente la mancanza, chi avrebbe voluto giocarci di più, chi invece lo riteneva inutile perché non sapeva fare le fusa o un uovo.
Ogni racconto- intervista ci offre la possibilità di conoscere qualcosa di più del nostro anatroccolo e di comprendere le sue paure, la sua rabbia, la sua tristezza e condividerne la gioia finale.
Le parole dell’anatroccolo sono lasciate a brevi frasi dette tra un racconto e l’altro. Solo in questi intermezzi che coincidono le fughe da un posto ad un altro, lo si sente e si vede agire, compare e riaffiora.
In questi passaggi che corrispondono anche ai cambi di stagione, assisteremo alla trasformazione dell’anatroccolo, una trasformazione che non è altro che la somma di tutto quello che gli è successo, di chi ha incontrato e delle emozioni che ha vissuto.
Perciò auguriamo a tutti i bambini, anche a quelli un po’ cresciuti, di non aver paura di sentirsi dei brutti anatroccoli, solo esserlo ci offre la possibilità di trasformarci in cigni.
LE SCENE
Lo spettacolo si avvale delle scene e dei costumi di Valentina Albino che ancora una volta con semplicità, integrità e un forte studio simbolico in cui ogni oggetto è segno, ha realizzato immagini estremamente suggestive, ricche di particolari, coinvolgenti, magiche e al tempo stesso agibili, rendendo possibile un allestimento in ogni tipo di spazio.
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