Regia: Giovanni Del Prete,
Drammaturgia: di Giovanni Del Prete, Ettore Nigro
Attori: Anna Bocchino, Gaetano Franzese, Ettore Nigro Antonio Vitale
Altri crediti: scene e dipinti | Ciro Palumbo costumi | Anna Zuccarini maschere | Renzo Sindoca, Alberto Ferrara musiche originali | Tommy Grieco videomapping Alessandro Papa supervisione commedia dell’arte | Arduino Speranza realizzazione scene Filippo Stasi, Francesco Bellella
Parolechiave: Dante, commedia dell'arte, innovazione,
Produzione: Teen Theatre ( compagnia Piccola Città Teatro)
Anno di produzione: 2021
Genere: Prosa Figura
SINOSSI
Tre maschere, tre persone, Arlecchino, Capitano e Pulcinella, intraprendono il viaggio nell’aldilà alla ricerca di un santo in paradiso, che gli dia un "posto". Si ritroveranno a seguire le orme di Dante Alighieri, attraverseranno l’inferno e il purgatorio, giungendo infine in un paradiso vuoto, al cospetto della luce di Dio.
«La morte può anche non essere tragica, ma ogni sopravvivenza è involontariamente comica.»
G. T
NOTE DI REGIA
Le maschere di Pulcinella Arlecchino e Capitano, sono intese qui come persone possedute, e non attori consapevoli; traducono tutto in qualcosa di concreto e tangibile, secondo la loro psiché. La loro ricerca di un posto equivale senza dubbio ad una collocazione lavorativa, ma anche personale e misterica; i nostri buffi eroi risultano anacronistici, decontestualizzati, fuori posto, e immaginano che solo un “santo in paradiso” potrà, con un miracolo/raccomandazione, collocarli nuovamente. I tre si muovono nelle stesse atmosfere del viaggio dantesco, archetipo facilmente riconoscibile, e immediatamente teatralizzabile. L’inferno, il purgatorio e il paradiso che visitano sono dei mondi mentali in cui si perdono e si ritrovano ogni volta girando su se stessi. Il viaggio terminerà in una catarsi finale sospesa: cercano un posto e trovano qualcosa di più profondo. Il discorso sull’uomo si compie, senza veli, senza maschere.
* Aldiqualdilà nasce dalla commistione tra la Divina Commedia di Dante Alighieri e la Commedia dell’arte, e dall’intuizione, e intenzione
genuina, di affrontare l’opera dantesca utilizzando le maschere di Arlecchino, Pulcinella e Capitano. Due stili antitetici che hanno in comune la commedia, l’aggettivo divina infatti fu attribuito successivamente. Se l’opera di Dante è dottrinale e didattica, la commedia dell’arte è invece profana e le maschere non credono in Dio, tra l’altro le maschere, immortali e zoomorfiche (arlecchino – gatto, pulcinella – gallina/pulcino, capitano – gallo) fungono proprio da tramite tra l’aldiqua e l’aldilà.
Dunque, se la Divina Commedia è il viaggio, nell’aldilà, la Commedia dell’arte si muove nell’aldiqua; il tentativo dello spettacolo, quindi, è quello di sconfinare e far sì che un regno incontri l’altro regno e i rispettivi abitanti, rispondendo a un’ipotetica domanda che sta alla base del progetto:
“Cosa succede se Arlecchino, Pulcinella e Capitano lasciano l’aldiqua terreno dove, nonostante la frustrazione, si muovono a loro agio, e si incamminano verso un’utopico paradiso ripercorrendo, pur inconsapevolmente, l’altissimo viaggio simbolico del Sommo Poeta?”.
*Lo spettacolo mantenere i dettami della Commedia dell’Arte, ma li accosta alle
tipologie di linguaggio più moderne, si avvale di due artisti visivi, un pittore dai tratti smaccatamente surreali e un videomapper . I due artisti hanno ibridato i due linguaggi. La tecnica del videomapping consente un allestimento agile, ma risponde anche alla tradizionale e tipica struttura della Commedia a - scenari -
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