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La fuga di Pitagora lungo il percorso del sole. Polilogo in 10 numeri

Zahir associazione culturale

Genere Prosa
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Regia: Ernesto Orrico

Drammaturgia: Marcello Walter Bruno

Attori: Ernesto Orrico musiche dal vivo: Massimo Garritano

Altri crediti: Disegni Raffaele Cimino Voce di Philtys Ada Roncone Collaborazione artistica Manolo Muoio Gestione tecnica Antonio Giocondo e Eros Leale Video fondali Diego Mazzei Oggetti di scena Merusca Vera Staropoli Registrazioni audio Pierpaolo Mazzulla Organizzazione e amministrazione Alessandra Fucilla Fotografie di scena Raffaella Arena e Claudio Valerio

Parolechiave: scienza, musica, teatro, filosofia, politica, emigrazione/immigrazione

Produzione: Zahir Associazione Culturale

Anno di produzione: 2020

Genere: Prosa

Solo un attimo fa Crotone era New York.
Seguendo il percorso del sole, la Grecia fondava la Magna Grecia come un giorno l’Europa fonderà l’America.
E l’immigrato Pitagora, che giunge a Crotone dall’isola di Samo dopo un percorso iniziatico nei luoghi della scienza e della magia, è il simbolo di un cosmopolitismo che segna fin dall’epoca presocratica i destini della civiltà occidentale.
L’attualità del personaggio, pur nella sua lontananza storica e nella cortina fumogena del mito, è degna di essere posta all’attenzione del pubblico del terzo millennio. Il suo pacifismo oscilla fra vegetarianesimo (Pitagora inventore del minestrone come elogio del melting pot razziale) e animalismo
(conseguenza della credenza nella metempsicosi, la trasmigrazione delle anime).
L’assunto che tutto è numero, che ha conseguenze mistiche che vanno oltre la tavola pitagorica e il teorema di Pitagora, è l’antesignano di tutto il nostro mondo digitalizzato. L’invenzione dello “specchio di Pitagora” con cui scrivere messaggi sulla superficie lunare, leggenda scientifica di cui Baltrusaitis ci racconta la persistenza fino a secoli recenti, si è realizzata nei satelliti per telecomunicazioni. L’inascoltata “armonia dei mondi”, dove l’intero universo (kosmos e non più kaos) produce musica, riemerge nella registrazione sonora degli anelli di Saturno (e forse nell’intera teoria delle stringhe).
Insomma, questa materia antica ci parla della nostra contemporaneità mediterranea, compreso il problema delle migrazioni, del rapporto tra intellighenzia e potere politico, tra elitismo della scienza e populismo della democrazia.
Nota sulla messa in scena
Monodramma per corpo e musica. Una storia antica che si rinnova nell’oggi, in un rimbalzare continuo tra un passato lontanissimo e sapiente e il presente della politica sguaiata che si ingegna a negare la ricchezza dell'alterità, del diverso, dello straniero. In La fuga di Pitagora i suoni della chitarra costruiscono panorami acustici che si frangono in pulviscolo elettrico. Le ripetizioni, i loop, i disturbi costituiscono un impasto narrativo che dialoga con la voce, poi la sovrasta, poi la abbandona e la libera. “L'armonia delle sfere”, “il quinto martello” sono indizi e suggestioni per mondi musicali e possibilità di giocare con i numeri, con le note. La voce si muove dall'invettiva all'evocazione, tra orazione e lezione, in un movimento sonoro che è moltiplicazione di storie, incastri, accenni, rimandi, citazioni.

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