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Giochi di Carta

Teatro del Simposio

Genere Prosa
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Regia: Francesco Leschiera

Drammaturgia: Luca Pasquinelli

Attori: Ettore Distasio Mauro Negri Francesco Leschiera

Altri crediti: Scene e costumi Paola Ghiano e Francesco Leschiera Elaborazioni musicali Antonello Antinolfi Assistente alla Regia Serena Piazza

Parolechiave: teatro , prosa , nazismo , potere

Produzione: Teatro del Simposio

Anno di produzione: 2022

Genere: Prosa

Sinossi
Matthias Sindelar, calciatore austriaco tra i più forti di sempre, soprannominato “ carta velina “ per il suo aspetto scheletrico, nato cattolico in Moravia da una famiglia di origine ebraica. La sua volontà di non aderire all’ideologia nazista culmina con il fermo rifiuto di fare il saluto nazista verso le autorità durante la partita che avrebbe unificato le nazionali austriaca e tedesca e con il ritiro dall’attività di calciatore piuttosto di entrare a far parte della neonata nazionale tedesca del terzo reich.
La sua presa di posizione avrà conseguenze tragiche.

Nel gennaio del '39, Sindelar verrà trovato morto nel suo appartamento insieme alla sua compagna, l’ebrea italiana Camilla Castagnola conosciuta durante i mondiali del '34 in Italia.

La polizia austriaca ha accartocciato il caso come un foglio di carta velina…




Note di regia
Questo spettacolo è il terzo capitolo del percorso sul tema della “memoria” iniziato nel 2017 con “Ring dell’inferno” che ha debuttato al Teatro Libero di Milano per poi essere ripreso nel 2018 allo Spazio Tertulliano e per una tournèe nel nord Italia e nel 2019 con il debutto di “90 minuti” a Factory 32 di Milano .

Dopo aver raccontato la lotta per la sopravvivenza con la vicenda del pugile Hertzko Hafth ne “Il Ring Dell’Inferno” e la solitudine , l’abbandono e l’oblio dell’allenatore Harpad Weisz in “90 Minuti”, per questo terzo episodio il Teatro del Simposio ritorna sui temi della “Memoria” della shoah e dello sport attraverso il rifiuto di un altro sportivo di piegarsi alla violenza, all’arroganza del potere, al regime del terzo Reich.

I comuni denominatori di questo percorso sono la Shoah e lo sport che nasce dalla volontà di raccontare delle storie realmente accadute e poco conosciute che proprio per la loro forza ci coinvolge ancora adesso, a tanti anni dal suo svolgimento.
La volontà è quella di dare una prospettiva ancora differente da quella che si studia e si conosce attraverso i libri, la televisione, il cinema: raccontare attraverso il mezzo teatrale la crudezza dei campi di concentramento e di una parte della nostra storia.
Partendo dalla drammaturgia l’intento non è quello di trasmettere al pubblico un messaggio univoco, ma uno spunto di riflessione sul mondo e sull'uomo che lo vive, lo sperimenta e lo agisce attraverso la sua storia.
La regia è basata unendo il teatro di narrazione con il teatro d’immagine contaminando, come è consueto fare nei nostri spettacoli, i vari linguaggi.


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