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UNA DONNA SOLA

Zelda - compagnia teatrale professionale

Genere Prosa
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Regia: Filippo Tognazzo

Drammaturgia: Franca Rame e Dario Fo

Attori: Marica Rampazzo

Altri crediti:

Parolechiave: donne, violenza, parità

Produzione: ZELDA TEATRO

Anno di produzione: 2018

Genere: Prosa

Farsa e tragedia, ironia e sarcasmo, amore e molestie: chiusa a chiave nel suo appartemento, Maria parla della sua condizione a un’immaginaria dirimpettaia, cercando di resistere alle richieste sessuali del cognato (ingessato dalla testa ai piedi), alle avances di un maniaco telefonico, alle occhiate indiscrete di un voyeur, all’insistenza di un giovane amante e infine alla violenza psicologica di un marito prevaricatore. Un vortice di emozioni, un banco di prova per attrici virtuose, cucito addosso a Franca Rame e riproposto nell’interpretazione di Marica Rampazzo per la regia di Filippo Tognazzo.
Un testo scritto quasi quarant’anni fa che Zelda ripropone ora perché, sebbene la nostra società abbia fatto progressi in merito alla parità di genere, molte questioni restano ancora irrisolte.

NOTE DI REGIA. A dispetto del titolo, Maria non è mai sola. A farle compagnia ci sono due radio, un televisore, un marito, un cognato, un figlio, un guardone, un giovane amante, un molestatore telefonico e molte altre presenze maschili che la pretendono, la desiderano, la rivendicano in un gorgo di suoni, trilli, sguardi, squilli e grida. Eppure Maria è profondamente sola, poiché nessuna di queste presenze è veramente interessata a lei. A parte, forse, una vicina di casa, sconosciuta, appena trasferitasi, che però, probabilmente, esiste solo nella sua immaginazione.
Dario Fo e Franca Rame scrivono questo testo quarant’anni fa, eppure resta ancora attuale, poiché ci sono ancora moltissime “Maria” che affrontano in solitudine le proprie ossessioni familiari e ogni genere di violenze psicologiche e fisiche.
Per questo motivo abbiamo voluto riportare a teatro Una donna sola, per invitare donne (e uomini) a riunirsi assieme per ascoltare la storia di Maria e magari riconoscere nelle sue confessioni qualcosa della propria vita. E sentirsi così meno soli.

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