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TRICROMIA

Il Castello di Sancio Panza

Genere Prosa
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Regia: SAMUEL BECKETT

Drammaturgia: SAMURL BECKETT

Attori: MARGERITA SMEDILE - ALFREDO RESTUCCIA - MARCO SPADARO

Altri crediti:

Parolechiave:

Produzione: Castello di sancio panza in collaborazione con nutrimenti terrestri

Anno di produzione: 2021

Genere: Prosa

Perché Samuel Beckett è in grado di parlare all’intimo di noi uomini di oggi con tale forza di verità, nel paradosso della dissociazione dei nessi del logos? Forse, perché la non-significanza del reale, che il suo teatro seppe cogliere dopo la “morte di Dio”, rappresenta, crollate anche le ideologie, in fondo versioni secolarizzate del senso cristiano della storia, con ancor più forza il vuoto nichilistico in cui è precipitato il mondo contemporaneo, almeno in Occidente.
Non-significanza, proprio nel senso di frantumazione logico-associativa, e perfetta consonanza con una contemporaneità alla ricerca di un sé naufragato nei flutti del non-essere, che ritroviamo non solo in Aspettando Godot, in “Finale di partita”, in “Giorni felici”, ma nell’intera produzione artistica di Beckett, costellata da piccoli grandi capolavori che le opere maggiori rischiano di offuscare.
Tra questi piccoli grandi capolavori, ho scelto Non io, Dondolo, Parole e musica.
Da circa 20 anni il testo di Non io mi aveva colpito il cuore, immaginando di interpretarlo in mille modi.
Cosa succede ad un essere, sopravvissuto nel dolore della solitudine, la cui bocca comincia a parlare dopo settant’anni di silenzio? Straordinarietà drammaturgica! Profluvio di parole che non approda a risoluzione, se non seguendo l’impulso di un’urgenza espressiva irrefrenabile.
Profluvio di parole che, finalmente, trova sbocco nel cuore della vita già vissuta. E osserva e racconta, ma come bambino.
In Dondolo Beckett non è solo grande drammaturgo, bensì anche poeta: parole in versi che “cantano” una filastrocca che scandisce il passare del tempo al ritmo di una sedia a dondolo il cui oscillare consuma dolcemente la vita di una vecchia signora. Signora che, anch’essa come bambina, si assopisce addolcita dai versi che le fanno da ninnananna.
Ho immaginato che il “canto” della filastrocca potesse trovare nella musica un idoneo accordo espressivo.
Parole e musica è un dialogo vivo, brillante, conflittuale/costruttivo tra le Parole e la Musica.
Sollecitati dal terzo personaggio, Croack (Beckett?), Parole e Musica sono incoraggiati a eseguire insieme canzoni su temi fondamentali quali l’accidia, l’amore, la vecchiezza, esperendo la difficoltà della ricerca di un’armonia.

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