Regia: Carmelo Alù
Drammaturgia: Letizia Russo
Attori: Marco Quaglia
Altri crediti: di Letizia Russo<br /><br /> regia Carmelo Alù<br /><br /> partitura fisica Chiara Taviani<br /><br /> scene e costumi Marta Montevecchi<br /><br /> luci Marco D'Amelio<br /><br /> musiche Francesco Leineri<br /><br /> voce Serena Lo Curzio<br /><br /> direzione di produzione Alessia Esposito<br /><br /> organizzazione Elisa Pescitelli<br /><br /> <br /><br /> con Marco Quaglia<br /><br /> <br /><br /> una coproduzione 369gradi e Compagnia dell’Accademia<br /><br /> <br /><br /> con il sostegno di ARTEFICI.ResidenzeCreativeFvg di ArtistiAssociati, Periferie Artistiche – Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Teatro del Lido, Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello - CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)<br /><br />
Parolechiave: colpa, corpo, voci , perché, obbedienza
Produzione: una coproduzione 369gradi e Compagnia dell’Accademia
Anno di produzione: 2021
Genere: Prosa Performance
Germania, primo ventennio del 1800. Un soldato semplice e povero per mandare avanti il figlio e la compagna decide di accettare l'esperimento di un dottore che prevede una dieta di soli piselli. Dopo mesi di allucinazioni, dopo il tradimento e con gli ordini ossessivi pronunciati dalle voci che gli parlano dentro la testa, l'uomo decide di uccidere la donna.
Non sono ancora passati duecento anni dalla condanna e decapitazione di Johann Christian Woyzeck, avvenuta a Lipsia nel 1824 in seguito all’uccisione della donna con cui stava. Eppure quest’uomo è diventato ormai un nuovo mito del teatro occidentale, al pari di Antigone o di Macbeth. Büchner aveva ventiquattro anni quando scriveva il suo Woyzeck, ha cambiato il nome in Franz ma per il resto i fatti sono ispirati alla realtà. Quell’interesse nel buio ha generato un testo incompiuto che nell’ultimo secolo è stato sempre un caso artistico perché custode di un mito tragico: la società suggerisce il male al singolo per poi condannarlo e ucciderlo. Chi si è macchiato le mani di sangue, il singolo o la società? Chi uccide cosa? L’autore muore e il dramma resta un insieme di frammenti disordinati e spesso incomprensibili. Soldati grotteschi, un tradimento privato che diventa pubblico, la donna ammazzata, un ambiente crudo e un protagonista criminale allucinato da una dieta a base di soli piselli, centro di un esperimento condotto da un dottore in piena mania di onnipotenza. Il tutto imbevuto di grappa e cristianesimo.
Nonostante i frammenti confusi Woyzeck è una bocca spalancata che urla, una voce sgolata e asciutta. In fondo a quel grido c’è il pudore di chi non riesce a stare al mondo perché il mondo si è rivelato solamente un posto dove poter sudare, un pianeta sfibrato dove l’uomo alla fine è sempre un soldato che deve obbedire, con una luna dipinta al posto del sole e un figlio bastardo che piange perché ha fame. In occidente non esiste colpa senza una pena e non esiste inferno senza un corpo. Proprio da un solo corpo in scena parte la ricerca del regista Carmelo Alù, che con la collaborazione della coreografa Chiara Taviani e grazie al testo inedito di Letizia Russo, arriva a una nuova visione critica dei frammenti di Büchner. La riscrittura del testo per un solo attore, dona a questa storia una prospettiva differente, sostenuta dallo studio sul corpo e sull’utilizzo dello spazio. Marco Quaglia è un Woyzeck abbandonato che ha ucciso e che dalla società è stato ucciso. Chiedersi Perché fa parte di quel buio tragico che questo testo ha ostinatamente conservato. Perché Woyzeck ha ucciso Marie? I versi di questo monologo sono incisi su un morto costretto ancora e per sempre a un corpo: un rivivere che non risolve, un vuoto a perdere. Woyzeck non è più una voce fuori dal coro. È lui stesso un coro ma la voce è sempre la sua. E tutte le volte che lui si rivela noi vediamo un uomo che ascolta, perché l’obbedienza è cieca ma non è mai sorda.
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