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Siamo tutti una famiglia. Cronaca di una lotta

SlowMachine

Genere Performance
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Regia: Rajeev Badhan

Drammaturgia: Rajeev Badhan

Attori: Rajeev Badhan

Altri crediti: Ideazione, regia, musiche e luci Rajeev Badhan Con Rajeev Badhan Assistente alla regia Elena Strada Assistenza tecnica e alle musiche Davide Rizzardi Co-produzione SlowMachine / Bassano Operaestate Festival Con il sostegno di MiBACT, Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, in collaborazione con Arteven – Circuito Multidisciplinare Regionale e con il Teatro Stabile del Veneto, sostenuto e finanziato dalla Regione del Veneto all’interno del progetto “A Casa Nostra – la rinascita dei teatri 20/21” Si ringraziano il Comune di Nove, Ken Gotanda, Valter Pigato e Giancarlo Caron

Parolechiave: sperimentazione, multidisciplinarietà, lotta operaia, Tina Merlin, teatro-documentario

Produzione: SlowMachine

Anno di produzione: 2021

Genere: Performance

Partendo dal libro della giornalista e scrittrice bellunese Tina Merlin “Siamo tutti una famiglia”, a 30 anni dalla sua morte, Rajeev Badhan realizza questo libero e personale omaggio alla documentazione storica e al suo valore nel tempo.
Materiali d’archivio realizzati dalla comunità, testi di cronaca della lotta operaia nel paese della ceramica raccolte dalla Merlin nel 1971, memorie, ricordi e un vecchio amico giapponese, sono alcuni degli elementi che ci conducono in questa riflessione personale e collettiva sulla ciclicità del costruire, rompere e riparare, sulla fragilità della storia.
La regia diventa essa stessa opera visiva ed elemento di connessione. Lo svelamento del mezzo tecnico coinvolge lo spettatore rendendolo parte di una narrazione che procede per frammenti, immagini, suoni, scritte, associazioni di pensiero, ricordi, testimonianze in uno spettacolo che si divide in 9 capitoli tra esplorazioni, riflessioni condivise, video d’archivio, video live ed elementi biografici personali.
Nella gentilezza del gesto dell’incontro con una comunità, facendosi ispirare dall’antica tecnica giapponese del Kintsugi, “riparare con l’oro”, che trasforma la ceramica spezzata e senza più utilità, in un oggetto prezioso, Rajeev Badhan ha iniziato la sua indagine interpretando i temi della cura e del rinnovamento. Così come questa antica tecnica, il percorso teatrale riflette sul valore simbolico della rinascita, della volontà di non nascondere il danno, il trauma, cicatrici e ferite, per renderle preziose e uniche.
Con questo lavoro Rajeev Badhan porta avanti la sua ricerca che vede nel mezzo tecnico un luogo di esplorazione e di espressione, dove differenti narrazioni si intrecciano in una fusione tra dimensione documentaristica e linguaggio performativo.

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