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EMANCIP(H)ATE

Teatro al Femminile

Genere Prosa Performance
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Regia: Virginia Risso

Drammaturgia: Virginia Risso

Attori: Sabrina Biagioli Giulia Capuzzimato Jessica Di Bernardi Sara Morassut Virginia Risso Lorenza Sacchetto

Altri crediti: aiuto regia Matteo Maria Dragoni coreografie Giulia Capuzzimato scene e costumi Teatro al Femminile e Bottega dei Comici trucco Sara Reali vocal coach Marco Panunzio actor coach Commedia dell'Arte Luca Gabos disegno luci Massimo Forchino grafica Elena Ceccacci ufficio stampa Antonella De Tino

Parolechiave: Gender gap, legge 194, processi per stupro, clown, circo

Produzione: Teatro al Femminile

Anno di produzione: 2021

Genere: Prosa Performance

EMANCIP(H)ATE

Il termine “odio” (hate) che occhieggia nel titolo, è un grido di protesta verso tutte le ingiustizie che il genere femminile ancora subisce, ma di cui poco si parla. C’è una struttura burocratica, sanitaria, istituzionale antica e danneggiata, che minaccia il
progresso ed impedisce il raggiungimento di un mondo egualitario, dove non esistono più donne e uomini, ma persone con pari diritti ed opportunità.
Crediamo fortemente nel messaggio informativo ed educativo di questo spettacolo, che analizza tre dei tanti tasselli del sistema arcaico in cui viviamo. L’ambientazione dell’intera messa in scena è il tendone di un circo, in cui sei clown interpretano diversi ruoli a seconda dell’argomento che si va a rappresentare. La scelta del tema circense vuole evidenziare come dinamiche e fatti reali risultino coerenti all’interno di un contesto esasperato e grottesco.
Gli argomenti affrontati si dividono in tre capitoli:
GENDER GAP I clown ricreano un talent show, D-FACTOR, dedicato agli imprenditori per convincerli ad adottare una manodopera femminile, in quanto più economica e di bella presenza. Il conduttore, affiancato dalla sua valletta, presenterà ai quattro giudici – parodie di personaggi italiani noti per affermazioni e convinzioni maschiliste – alcune concorrenti, al fine di individuare tra loro chi possiede il fattore D.
La “trasmissione” è intervallata da spot pubblicitari che evidenziano lo stato degradante e l’oggettivizzazione della figura femminile racchiusa nello schermo, e da dati statistici che spiegano le evidenti differenze in ambito lavorativo tra donne e uomini.
LEGGE 194 Questo capitolo è stato scritto prima del 7 agosto 2020, giorno in cui il ministro Speranza ha cambiato – dopo dieci anni – le linee guida della legge 194. La scelta di mantenerlo, seppur adattato alle circostanze, è stata spinta dalla convinzione che sia essenziale far capire che la questione non si riduce ad “aborto sì, aborto no”; c’è un sistema sanitario che riserva un trattamento tutt’altro che di favore alle donne che decidono di sottoporsi ad un’interruzione di gravidanza.
Qui i clown ripercorrono le assurde procedure che, fino a pochi mesi fa, andavano seguite per ricorrere all’aborto farmacologico, il quale - a differenza di quello chirurgico fatto in day hospital - prevedeva un ricovero di tre giorni in condizioni mortificanti.
PROCESSI PER STUPRO Viene ricreato un tribunale, dove si svolgono alcuni processi per stupro che hanno occupato la cronaca del nostro Paese. La differenza delle sentenze è inesistente, sia a livello giuridico, sia a livello morale. La vittima diventa l’imputata, le pene per gli stupratori sono ridicole e l’umiliazione per le donne non è quantificabile.

Il linguaggio provocatorio e tagliente dell’’intera messa in scena, coinvolge e – paradossalmente - diverte il pubblico, lasciandogli però alla fine un amaro in bocca difficile da levare via.

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