Regia: Tamara Bartolini e Michele Baronio
Drammaturgia: Guillaume Poix
Attori: Michele Baronio, Tamara Bartolini
Altri crediti: BARTOLINI/BARONIO TUTT’INTERA 

testo Guillaume Poix 
traduzione Attilio Scarpellini
 regia e interpretazione Tamara Bartolini e Michele Baronio 

paesaggio sonoro Michele Baronio
 disegno luci Gianni Staropoli
 suono Lorenzo Danesin consulenza artistica alle immagini Maddalena Parise assistente alla regia, foto, grafica Margherita Masè
 collaborazione artistica Michele Boreggi, Roberta Nicolai costumi Andrea Grassi produzione Bartolini/Baronio, 369gradi

 in collaborazione con PAV con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati - Fondazione Franco italiana di sostegno alla creazione contemporanea nell'ambito di Fabulamundi Playwriting Europe - Beyond Borders
Parolechiave: Fotogragia, identità, attore, universo umano, ombra
Produzione: Bartolini/Baronio | 369gradi
Anno di produzione: 2018
Genere:
“Se un’ombra scorgete, non è un’ombra - ma quella io sono. Potessi spiccarla da me, offrirvela in dono.” E. Montale
Vivian Maier. Centocinquantamila negativi chiusi più o meno ordinatamente in scatoloni ammassati nel corso di una vita intera. Vivian Dorothy Maier. Un rapporto con il mondo tanto concreto e sensibile, quanto furtivo e fantasmatico; una relazione con l’Arte e con la Storia consapevole, ma reticente e privata, un rapporto con se stessa cercato costantemente, ma nel riflesso, mai diretto. Una donna morta [...] che tocca solo con gli occhi, un corpo introvabile. Una riflessione da camera oscura che indaga la figura di Vivian Maier, un’identità persa e segreta, una vita in negativo, non diversa dall’attore, nudo di fronte a se stesso, al pubblico, e alle vite che non sono la sua, tanto da diventare un tutt’uno. Chi è e cosa rimane di questa famosa governante, fotografa anonima, di nome Vivian Dorothy Maier? Cosa rimane dell’attore quando si spengono le luci della scena? Attraverso una dimensione scenica immersa nella visione suggerita da Tout entiére di Poix, ci affidiamo a suggestioni immaginifiche del lavoro fotografico e della stessa biografia della Maier, aprendo un ragionamento sulla moltiplicazione dell’identità nel suo ritratto spettacolare costruito post-mortem e sull’universo umano metropolitano che ha documentato.
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