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Più della mia vita

Ass. Cult. Teatro Oltre

Genere Prosa
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Regia: Gabriela praticò

Drammaturgia: Elisa Mascia

Attori: Lucia Ciardo Elisa Mascia Gigi Palla

Altri crediti: Scene e costumi: Giovanni Valgimigli e Lina Zirpoli Costumi: Davide Zanotti

Parolechiave: donne, malattia mentale, violenza, amicizia

Produzione: Ass. Cult. Teatro Oltre

Anno di produzione: 2020

Genere: Prosa

La storia, ambientata negli anni ’50, nel quartiere popolare romano di Testaccio, narra la vicenda di due donne Anna e Maria, e del loro difficile e violento rapporto con gli uomini della propria vita.
Accomunate da un destino simile, le loro vite prima si sfiorano nel racconto/narrazione e poi s’incontrano in un luogo di reclusione dove mai avrebbero pensato d’incontrarsi dopo aver vissuto un tragico evento.
E’ la storia di un incontro, fatto di diffidenza, di intimità, di lacrime ma anche di tante risate, di ironia e di riflessioni ingenue ma profonde tra due donne e di due donne con se stesse. Una lotta interiore le accomuna per raggiungere quella libertà che nessuno potrà loro ridare se non loro stesse, è la storia delle prigioni che spesso ci si costruisce dentro per poi ritrovarle al fuori di noi, pietrificate come una tragica profezia che si autodetermina. Rappresenta il tema della lotta femminile contro la violenza fisica e morale, delle strategie messe in atto per combatterla, sia pure come una fuga verso una realtà “altra”, nei labirinti della mente, che si svelerà in un finale inaspettato.
Il progetto di spettacolo ”Più della mia vita” affronta e scandaglia il mondo dell’universo femminile, della sua vulnerabilità e fragilità e al contempo della sua forza psichica e delle grandi potenzialità e risorse nell’affrontare le difficoltà della vita, che se non canalizzate nel giusto modo possono diventare autodistruttive.
Affrontare il tema della violenza sulle donne, così trattato negli ultimi anni ed oggetto di campagne di sensibilizzazione, è stata una scelta dettata dall’esigenza di mettere in luce i diversi meccanismi mentali e di difesa che consapevolmente ed inconsapevolmente vengono messi in atto per trovare comunque una “via di fuga” alla sofferenza ed al dolore, una “strada” , una lotta per la libertà che permetta alla vita comunque ed in ogni circostanza di reagire, di continuare a scorrere per non morire.
Il lavoro è frutto di ricerche, biografie, ricordi raccolti dai racconti soprattutto della ex infermiera Maria Morena che ha narrato di chi ha vissuto e lavorato nel Manicomio di Santa Maria della Pietà a Roma dagli anni ’50 fino alla legge Basaglia, che permise ai malati di mente di uscire dai luoghi di reclusione in cui erano stati internati, spesso anche senza esserlo veramente.
Liberamente ispirato alla vita di donne che sono state rinchiuse ed abbandonate in quelle dolorose stanze per anni, spesso fino alla morte, senza la possibilità di esistere veramente.

Informazione riservata agli Organizzatori

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