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Aldst Al limite dello sputtanamento totale

Viola Marietti Tristeza Ensemble

Genere Prosa
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Regia: Viola Marietti

Drammaturgia: Viola Marietti

Attori: Viola Marietti

Altri crediti: Dramaturg: Gabriele Dino Albanese Videomaker: Simona Bortolotti e col contributo di: Milena Costanzo, Michele Sinisi, Andrea Porcheddu, Matteo Gatta, Livia Rossi

Parolechiave: desolazione giovanile, amore, disoccupazione, inquietudine, ricerca spirituale

Produzione: Tristeza Ensemble, Associazione Culturale OKKO, Gerets Records

Anno di produzione: 2020

Genere: Prosa

AL LIMITE DELLO SPUTTANAMENTO TOTALE
(di e con Viola Marietti)
Aldst è l’affresco in soggettiva di una ragazza tra i venti e i trent’anni, autodistruttiva e ironica, immatura e incasinata, che tenta di barcamenarsi in quel disastro sconsolante che potremmo chiamare: la sua vita.
È un piano sequenza di tutti i suoi casini, che ha come blocco di partenza un pranzo di natale in famiglia e poi procede tra i pit-stop deleteri della sua quotidianità, dove ogni giorno lotta grossolanamente contro quell’indefinita zavorra che la trascina sempre in basso.
Sappiamo tutto di lei: le cose della sua vita che è la vita di tutti, l’amore, il lavoro, la solitudine, la religione, la malattia, che le restituiscono sempre e con gli interessi quel carico di dolore senza nome che si porta dentro come una bestiolina.
Ci sono ramanzine, autocommiserazioni, medici con accento tedesco, amici che vivono nella doccia, tremendi postumi dell’alcol, nonne rimbambite e sorellastre, didascalie inopportune, amori catastrofici, mattinate inconcludenti,  filosofie maldestre ed elucubrazioni sgangherate, disoccupazione perpetua, somatizzazioni intestinali, amiche sbroccate, un pranzo di Natale, un sacco di pensieri dei vent'anni. 
Il tutto orbita intorno a quell’ inquietudine, abbastanza generale oggi, di chi, come me, soffre di adolescenza lunga e si barcamena talmente male in un tempo che ormai è appurato essere senza senso che alla fine sprofonda sempre dentro se stesso e non riesce a mettere a tacere il cervello.
In estrema sintesi, è una ragazza che cerca violentemente di essere felice e tendenzialmente non ce la fa. Una ragazza che ha tutto ma non ha niente. Solo se stessa. E non sa che farsene.
MA COME?
ALDST è il discorso di un’ unica protagonista che fa gli altri personaggi a microfono. Questo inevitabilmente ci fa sospettare che non sono proprio proprio loro che vediamo apparire sonoramente e fisicamente, ma una loro versione giocosa al servizio delle necessità di lei e dei temi trattati.
Più che raccontare una storia dipinge un affresco ludico ed espressionista della mia vita. Tra piccole poesie lette dal quadernino con imbarazzo, riflessioni sulla nostra generazione e uno stile di parlato estremamente grezzo che sgomita per andare verso l’alto, tra una parolaccia e una paronomasia.
Le forme sono a servizio di queste due cose: lo stile poetico-musicale, che evade il realismo di come funziona il parlato della vita, e i contenuti tematici violentemente espliciti.
Una via di mezzo tra la stand-up comedy più becera e Sarah Kane.
Si tenta di rompere la quarta parete ma i colpi ci rinculano sempre addosso.
SI, MA COME?
La messa in scena è molto semplice: lucine di natale da quattro soldi, un microfono, una sedia, un maglione natalizio, alcol e sigarette. E delle musiche, da Monteverdi ai The Cure.

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