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Omini-di

Artis Coop Società Cooperativa

Genere Prosa Figura Installazione
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Regia: Monica Trettel

Drammaturgia: Monica Trettel e Michele Fiocchi

Attori: Michele Fiocchi

Altri crediti: luci di Tobias Demetz, video di Armin Ferrari, collaborazione di Anna Letizia Aguanno

Parolechiave: Omini, racconti, figure, collezione, proiezione,

Produzione: In proprio in appoggio da Artis coop e il sostegno della provincia autonoma di Bolzano - cultura italiana

Anno di produzione: 2019

Genere: Prosa Figura Installazione

“Omini-di” è una creazione teatrale connessa ad un’installazione figurativa con cui si vuole raccontare “il mondo ideale”. Il tramite di questo evento è una monumentale collezione –raccolta di migliaia di figure –scelte nell’arco di 30 anni a partire da un modello che funge da parametro. Le figure –di materiale plastico, metallico, in legno, in gesso –raffigurano i ruoli e le attitudini umane prese come rappresentative della società. Si rivisitano questi ruoli alla luce della contemporaneità, e dei problemi di oggi, abbandonando strutture mentali, abitudini e concetti di un mondo ormai insostenibile. Si tratta, con un occhio al divino, di rifarlo questo mondo quindi, di smilitarizzare tutti i soldati, di rendere il lavoro onorevole, l’amore possibile, il viaggio reale: in scala, s'intende... Ce la si può fare?
L’intera umanità ricreata è accompagnata da racconti e proiettata su uno schermo con l’ausilio tecnico di una microtelecamera. La video proiezione è necessaria in quanto il materiale plastico utilizzato è di pochi centimetri di altezza.
Il tono è ironico, poetico e assurdo, i registri sono quelli visuali e il teatro interviene dando vita, attraverso la gestualità dell’artista, ai vari personaggi che, così trattati, avranno la possibilità di uscire dalla seconda dimensione plastica per drammatizzare le storie. Il progetto Omini-di è la messa a nudo un mondo intimo, molto personale, biografico, fragile, apparentemente folle, privo di codici conosciuti. Viene da una realtà parallela, abitata da me di nascosto per anni, e che cominciava ad ingombrarmi, affollandomi di visioni che avevano probabilmente raggiunto il punto critico e chiedevano di essere esposte. Chiedevano, nel disagio d’artista, di avere dignità. I miei “omini” sono ormai un intero popolo i cui abitanti sono suddivisi secondo una catalogazione che può apparire bizzarra. Per ciascuno ho un aneddoto, una visione, qualcosa da raccontare e che dispiega un intero mondo, una dimensione spietatamente sincera, fatta di personaggi rieducati, rinominati, ricollocati, rimodellati.

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